«Ci penso tutti i giorni, tutti i giorni ne sento la mancanza, ma in questo giorno in particolare». Mario Tinari e sua moglie Gina hanno perso la loro figlia sotto le macerie dell’hotel Rigopiano, il resort di Farindola travolto dalla valanga del 18 gennaio 2017. Dentro c’erano 41 persone. Solo 11 furono salvate in dieci giorni di disperate ricerche sotto quella coltre di neve, fango, alberi, pesante come 4mila tir a pieno carico, che distrusse l’albergo. Ventinove le vite spezzate, anche quelle giovanissime di Jessica Tinari, 24 anni, e Marco Tanda, 25. Lei estetista, lui primo pilota della Ryanair.
«Con loro la vita sarebbe stata diversa. Oggi io e mia moglie viviamo alla giornata, ci trasciniamo nella nostra vita perché non abbiamo più delle mete da raggiungere. Jessica e Marco sognavano una vita insieme. Lui, pilota della Ryanair, era di base a Fiumicino ma per lui era in vista un trasferimento. Lei stava inviando il suo curriculum per costruire il suo futuro lavorativo. Io stavo organizzando ristrutturazioni e modifiche dentro casa ma, dopo quello che è successo, mi sono fermato, non ce n’era più motivo».
Oggi alle 15, sul luogo della tragedia, la commemorazione con la messa, la fiaccolata statica e il coro di Atri che intonerà Il Signore delle cime in memoria delle 29 vittime innocenti.
Il processo di secondo grado
Cinque date: 24, 26 e 31 gennaio, 7 febbraio i giorni delle ultime quattro udienze, il 9 febbraio la sentenza della Corte d’appello dell’Aquila per sancire se la tragedia potesse essere evitata. In primo grado, a febbraio 2023, 25 assoluzioni e cinque condanne. «Non abbiamo abbandonato la speranza di vedere ribaltata, almeno in parte, la sentenza di primo grado, quando si è passati dai 150 anni complessivi di reclusione richiesti dall’accusa ai 20 decisi dal giudice. In quella circostanza molti degli imputati sono stati assolti facendo cadere il 90 per cento delle imputazioni. Jessica e Marco non ritornano, nessuno potrà restituirceli. Ma è giusto che una sentenza ci dica chi sono i colpevoli».