Diversificare – o incrementare – l’attività con qualcosa di meno rischioso. È probabilmente con questo intento che Gianluca Salvatore, amministratore della Esplodenti Sabino oggi indagato per i fatti del 2020 e del 13 settembre scorso insieme ad altre sei persone, nei mesi scorsi ha presentato alla Regione il progetto di un impianto per il recupero delle batterie e lo stoccaggio di rifiuti da realizzare a Pollutri sulla fondovalle Sinello. Lo ha fatto in qualità di rappresentante legale della Cobat Ecofactory srl che in un capannone già esistente vuole realizzare il progetto Innovative and Sustainable for Batterie Recycling.
Di questo futuro impianto avevamo parlato all’inizio del mese di luglio: LEGGI. La fabbrica sarà localizzata in un sito già occupato in parte dal capannone di una precedente attività nella zona industriale di contrada Colle Leoni, a ridosso della strada provinciale 154 (fondovalle Sinello) a poca distanza dal casello dell’A14 “Vasto Nord” e di fronte a parte della riserva naturale “Bosco di don Venanzio”. L’impianto è sottoposto a richiesta di autorizzazione unica alla gestione di rifiuti della Regione.
Leggendo la documentazione presentata l’attività sembra avere punti in comune con quella della demilitarizzazione e probabilmente il know-how accumulato negli anni tornerà utile: lo smontaggio di batterie e accumulatori e il recupero per altri usi, o lo smaltimento, dei componenti all’interno così come oggi avviene per le munizioni nello stabilimento teatro delle due stragi sul lavoro. Meno rischi, ma come per tutte le attività lavorative, non assenti del tutto considerato che sarebbero trattate sostanze chimiche tossiche.
Nella relazione tecnica si legge che la potenzialità dell’impianto prevede il trattamento di 2.574 tonnellate annue di batterie alcaline, lo stoccaggio di 7.100 tonnellate annue di altre tipologie di batterie e di 13.800 tonnellate annue di altri rifiuti (toner esauriti, imballaggi, apparecchi fuori uso, catalizzatori esauriti) ecc.
A regime la nuova attività occuperebbe 30 persone e potrebbe rappresentare un possibile sbocco in caso di chiusura più o meno prolungata della Esplodenti Sabino; su questo punto il prefetto di Chieti sta aspettando la documentazione dalle forze dell’ordine sul campo per valutare una eventuale sospensione della licenza.
L’iter per la nuova fabbrica è in ancora in corso allo sportello ambientale della Regione, alcuni enti, come Arta e Sasi, hanno chiesto integrazioni anche in considerazione della presenza di documenti non disponibili perché coperti da segreto industriale.