La Pilkington di San Salvo torna a chiedere alla Regione di poter usare il gasolio al posto di parte del metano per alimentare i forni float. La fabbrica del vetro, tra quelle dal consumo più alto d’energia, nel recente passato ha già fatto ricorso a gasolio e oli combustibili in sostituzione del metano a causa degli effetti della guerra in Ucraina.

In quel caso, l’uso di combustibili diversi era limitato nel tempo, mentre ora la società punta a una diversificazione a tempo indeterminato per poter usare il gasolio (escludendo il ricorso agli oli) in base alle necessità dettate dal contesto internazionale «caratterizzato dall’incertezza della disponibilità di metano». Le motivazioni sono sia economiche che di gestione delle risorse, per questo la fabbrica del gruppo Nsg intendere ricorrere al gasolio qualora «il suo prezzo risultasse conveniente o il metano fosse scarsamente disponibile».
In tal caso, i due forni float sarebbero alimentati per il 60% da metano e per il 40% da gasolio.
Per quanto riguarda le emissioni, l’azienda, nella documentazione presentata dal presidente Graziano Marcovecchio il 7 agosto scorso, stima un aumento degli ossidi di zolfo in ingresso al sistema di abbattimento dagli attuali 800 mg/mc a circa 840 mg/mc. Un incremento che sarà gestito «tramite i sistemi di abbattimento già presenti, dosando l’immissione di calce fresca al reattore e riuscendo a garantire il rispetto degli attuali limiti di emissione» in modo da «non genererare emissioni in atmosfera differenti da quelle attualmente autorizzate».