Previsioni fin troppo ottimistiche quelle dell’assessora ai Lavori pubblici del Comune di San Salvo, Elisa Marinelli. Nella nostra visita al cantiere del teatro comunale, all’inizio del mese di aprile, Marinelli indicava come periodo del possibile taglio di nastro quello tra la fine di maggio e l’inizio di giugno.
La questione è invece più complessa. Nonostante i lavori finanziati con 2 milioni di euro dal Pnrr (di cui affidati 1,4 milioni alla Edil Domus di Roccaraso) siano a buon punto, all’appello mancano gli arredi interni che non sono stati preventivati nel progetto candidato al recepimento dei fonti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
A sollevare la questione nel consiglio comunale del 28 luglio, sugli equilibri di Bilancio, è stato l’esponente di San Salvo Popolare e Liberale, Giancarlo Lippis. Il consigliere, ormai di opposizione, ha citato gli 128mila euro dagli avanzi di amministrazione che saranno usati per l’acquisto degli arredi del teatro accusando la giunta di «programmazione a vista, tappiamo i buchi con l’avanzo», ritenendo evidentemente opportuno l’inserimento della voce nella programmazione iniziale dell’intervento candidato al Pnrr.

A Lippis ha replicato, durante l’assise civica, la sindaca Emanuela De Nicolis: «Non ho capito le contestazioni, usiamo l’avanzo per spese di investimento per portare a termine le opere in corso. Il teatro sarà terminato a breve, ma dovrà essere funzionante, per questo dobbiamo acquistare tutta la parte di arredi interni per renderlo fruibile».
Anche Marinelli, assessora ai Lavori pubblici dal gennaio scorso quando ha ricevuto la delega dal predecessore Eugenio Spadano, contattata, conferma l’assenza in fase progettuale: «Mancano gli arredi, nel progetto Pnrr che ho ereditato non c’erano. Quindi stiamo provvedendo per acquistare le quinte e il palco».

Quello degli arredi non è l’ultimo tassello da completare, manca poi un aspetto principale: la gestione, per la quale il Comune stilerà un apposito bando. La struttura ha un grande potenziale essendo nata già prevedendo una capienza modulabile a seconda delle esigenze (quella massima sarà di 500 persone).
Per un’opera che attende da poco meno di venti anni di essere consegnata alla città, lo slittamento, si spera, di qualche mese è ben poca cosa.