Gli abbattimenti non hanno risolto i problemi dell’agricoltura, bisogna usare i dissuasori. E la Regione deve risarcire i danni. Sul problema cinghiali, Sinistra italiana dell’Aquila è contraria all’intervento coi fucili. I partito, in una nota, afferma che «senza voler sminuire in alcun modo le esigenze e le problematiche quotidiane dei lavoratori e delle lavoratrici del settore agricolo, sentiamo la necessità di ribadire che non è attraverso l’abbattimento degli animali che l’agricoltura abruzzese può risolvere i propri problemi».

«La fauna selvatica è parte integrante degli ecosistemi, sia naturali che semi-antropizzati come quelli delle aree agricole, già grandemente compromessi a livello planetario a causa delle attività umane. La fauna selvatica è un tassello fondamentale di tali ecosistemi e ne garantisce la funzionalità e l’equilibrio, dei cui frutti gode anche l’agricoltura. Se si creano conflitti tra attività umane e fauna selvatica, è giusto che vengano affrontati ma con un approccio razionale e basato su evidenze scientifiche, non sull’onda emotiva e con illusorie “soluzioni rapide”. Ad esempio, negli ultimi anni abbiamo assistito in Abruzzo ad estese azioni di abbattimento dei cinghiali ad opera dei cacciatori, supportati dalle autorità regionali, senza però diminuzioni significative nei danni alle colture. Infatti, il sistema di abbattimento più comunemente usato, quello della caccia in braccata, tende al contrario a favorire sia la mobilità dei cinghiali verso le aree antropizzate, poiché incentiva l’allontanamento dei singoli individui in varie direzioni, sia la produttività delle femmine, poiché frammentando i gruppi familiari tende a separare i giovani dalle madri, le quali possono così tornare in estro e dar vita ad una nuova cucciolata».
«Parallelamente, l’attuale crociata per l’abbattimento dei lupi, che ha portato al recente declassamento del livello di protezione della specie da parte del Parlamento europeo, provocherà ancora più problemi all’agricoltura. Infatti, eventuali piani di abbattimento dei lupi andrebbero a ridurre l’efficacia dell’unico vero “controllore” delle popolazioni di ungulati selvatici (oltre il 60% della dieta del lupo è di norma costituito proprio da cervidi e cinghiali)».
«Le alternative per diminuire l’impatto della fauna selvatica sulle colture ci sono e si conoscono da tempo (recinzioni elettrificate, dissuasori acustici, visivi ed olfattivi). Quando queste non sono attuabili, devono essere le Istituzioni (accantonando per tempo i fondi necessari) ad intervenire per risarcire i danni. La Regione Abruzzo a gennaio 2025 ha stanziato un milione di euro per far fronte alle richieste di rimborso per i danni da fauna selvatica. È un primo passo, ma non è di certo sufficiente. In questo contesto, avviare tavoli di confronto tecnico-scientifico sulla gestione della fauna selvatica è quantomai necessario, al contrario di quanto sostengono i promotori della manifestazione nel loro comunicato, perché non sarà di certo il fuoco delle carabine a risolvere il problema. Ribadiamo che l’abbattimento degli animali non è la strada giusta per la gestione della convivenza uomo-fauna, e che è urgente un profondo rinnovamento culturale del modo di concepire la convivenza con gli altri esseri viventi. Esprimiamo – conclude Sinistra italiana – la più ferma condanna dell’atteggiamento di mero compiacimento degli umori (anche quelli in malafede) di una parte del modo agricolo abruzzese che la destra nostrana continua a portare avanti a soli fini elettorali, senza delineare un progetto politico-gestionale di ampio respiro che garantisca un reale miglioramento della situazione».