«L’intervento (non richiesto) di chi pensa che in 80 km non possano sussistere tre tribunali non coglie nel segno, ma soprattutto dimostra una ingiustificabile miopia nell’affrontare la questione. E ciò che preoccupa e rende perplessi è che determinate considerazioni vengano propinate a studenti, cioè a giovani menti, naturalmente proiettate al futuro e al cambiamento». Maria Sichetti, presidente dell’Ordine degli avvocati di Vasto, replica alle affermazioni di Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, secondo cui tre sedi giudiziarie – Lanciano, Vasto e Larino – in 80 chilometri sono troppe e andrebbero accorpate in un unico tribunale. Il magistrato anti ‘ndrangheta lo ha dichiarato parlando agli studenti del Convitto Mario Pagano di Campobasso. Lo aveva già affermato a gennaio partecipanto ad Accordi & Disaccordi, il programma condotto sul Nove da Luca Sommi.
«Orbene, l’Avvocatura ritiene doveroso intervenire sul tema, anche nell’espletamento della funzione sociale sua propria. Non tutti sono a conoscenza che 193 Paesi membri delle Nazioni Unite con la risoluzione 70/1 del 15 settembre 2015, intitolata: “Trasformare il nostro mondo” hanno adottato un programma d’azione globale – Agenda Onu 2030 – e tra gli obiettivi prevede che l’accesso alla giustizia debba essere garantito a tutti. E allora oggi il problema non è uno, due o tre Tribunali, non è solo raggiungere un obiettivo Pnrr, ma è chiedersi come ci presenteremo nel 2030. Sveglia Signori, andiamo oltre, prendiamo coraggio e non arretriamo».

«Il cittadino deve accedere alla Giustizia, sì o no? Perché certi assunti effettivamente mettono i brividi, soprattutto quando provengono da chi dovrebbe darci garanzie di tutela… E allora non ponendo in dubbio che il cittadino debba ancora credere possibile una giustizia che gli tenda la mano efficace ed efficiente, occorre certamente rivedere la geografia giudiziaria e questo significa lavorare affinché gli impegni presi dall’Italia nel 2015 siano non solo rispettati, ma attuati, poiché da essi davvero si verrebbe a realizzare un cambiamento.
Ed è questo il vero messaggio che dobbiamo lanciare ai nostri giovani… Questa generazione si sta impegnando e sta lavorando a favore delle generazioni future al fine di operare una trasformazione radicale ed effettiva.
La giustizia deve rendersi prossima al cittadino e la razionalizzazione delle risorse non deve tradursi nell’impoverimento dei servizi.
La centralizzazione delle competenze, tanto cara a coloro che sono convinti di esercitare un potere e non di esplicare una funzione a servizio della collettività, non determina automaticamente una risposta di giustizia rapida ed efficace, piuttosto sarebbe foriera di gravissimi rallentamenti sino a tradursi in denegata giustizia.
E l’esperienza dei Tribunali già chiusi – conclude Sichetti – lo dimostra ampiamente: perseverare nell’errore diverrebbe diabolico».