Nella politica del Vastese «pochi giocatori si cimentano in una grande partita a Risiko nella quale al posto dei dadi c’è un’impeccabile e precisissima aritmetica». Lo afferma Dario Leone, consigliere comunale di Officina Cupello e candidato sindaco nel 2024, in una lettera a Chiaro Quotidiano. I partiti sarebbero «diventati contenitori che hanno al loro interno una pluralità di oggetti», che sono «tra loro completamente slegati. Al contrario, un’esperienza civica può maturare una struttura politica ben più lungimirante».

«Gentile direttore,
stimolato dal tuo editoriale del 26 febbraio scorso, mi permetto di offrire un contributo analitico riguardo allo scenario elettorale che hai ben argomentato in merito alle prossime elezioni vastesi. In realtà, lo schema che tu ritieni sia altamente probabile che si ripeta, rappresenta la struttura portante del tipo di sistema che affligge il territorio intero. Il meccanismo è tanto semplice quanto diabolico: staccare un pezzo della coalizione avversaria permettendo all’altra di vincere le elezioni. Dinamica che non avviene in modo naturale, ma per il tramite di accordi sotterranei ben precisi che mirano alla spartizione dei ruoli di potere. Un potere trasversale che si manifesta in quello che potremmo definire il “partito dell’acqua”, il “partito dell’immondizia”, il “partito del cemento”. Vincenzo Suriani, con una certa eleganza, definiva questa pratica “politica dei due forni”. Io in modo meno edulcorato la chiamo “democrazia pilotata” o, per usare una terminologia forse un po’ accademica ma altrettanto greve, “postdemocrazia”. Insomma, nel territorio “x” poche persone stabiliscono che debba vincere la coalizione “y” creando le condizioni per una spaccatura dell’avversario. La lista civetta che ne consegue ha l’esclusiva funzione di consentire la vittoria della coalizione “y”, propagandando fraintendimenti, mischiando parzialissime verità con colossali menzogne, concentrando la campagna elettorale non contro “y” ma contro la coalizione dalla quale si è separata con l’obiettivo di indebolirla il più possibile spesso con l’orchestrazione di sapienti messe in scena. L’effetto psicosociale che se ne produce è un pesante stordimento dell’elettorato che, pur volendo un cambiamento, di fatto viene traghettato verso la conservazione del disagio (Ributtini docet). Verrebbe da chiedersi se questa è democrazia. Vedi, direttore, la plastica dimostrazione della tesi che ti ho offerto finora, si è manifesta a Cupello. Non affronto questo tema in termini campanilistici o per vezzi, ma per concretezza argomentativa. Parafrasando una nota intervista di Eugenio Scalfari a Giulio Andreotti, ti chiedo secondo te: è un caso che la lista civetta – sostiene Leone – costruita ad arte a Cupello, inaugurando la sua sede, abbia avuto tra gli oratori il sindaco della maggiore città del territorio e il presidente di una associazione co-promotrice di un progetto con i fondi Pnrr che arriveranno? È un caso che il bando per il direttore generale del Civeta sia uscito durante lo spoglio elettorale, dato che molti rumors ritenevano incerta la vittoria della destra (riconfermata infatti per soli 34 voti)? È un caso che la scelta di dotare il Civeta di un direttore generale (retribuito € 277 al giorno) sia stata possibile esclusivamente grazie al supporto del centrosinistra vastese?».
«Diciamo pure che, allineando i fatti oggettivi che sono alla base della storia recente di questo territorio, dovremmo riconoscere – sostiene Dario Leone – che pochi giocatori si cimentano in una grande partita a Risiko nella quale al posto dei dadi, c’è un’impeccabile e precisissima aritmetica. Ora, tornando all’affermazione di Suriani, mi sono chiesto il perché la sollevazione di una sottintesa “questione morale” fosse mossa in seno al centrodestra mentre nel centrosinistra, al contrario, vi è un mutismo tombale e tendenzialmente accondiscendente verso un modus operandi a dir poco discutibile. Evidentemente la crisi di identità che ha portato a questa stagnazione culturale è stata foriera di una pluralità di strade che hanno condotto la classe dirigente verso un deserto arido. L’esperienza di Officina Cupello – afferma Leone – può essere una strada percorribile, ovvero un’unione di culture civiche, della Sinistra, del mondo cattolico progressista e dunque di una idea alternativa fuori dai partiti del centrosinistra ma al tempo stesso in grado di raccoglierne le migliori tradizioni politiche e valoriali. Vasto potrebbe diventare il terreno di coltura di un’ampia attività politico-laboratoriale in tal senso, in grado di raccogliere uomini e donne di quelle tradizioni culturali diverse e tuttavia conciliabili sulla base dei valori dell’uguaglianze e della giustizia sociale. Un esponente del centrosinistra mi diceva pochi giorni fa che le esperienze civiche sono destinate a terminare e che devono avere uno sbocco partitico. Io credo che la mutata condizione storica, vada proprio nel senso opposto. Esattamente come i vampiri sono “non-morti”, i partiti sono “non-partiti”. Sono diventati contenitori che hanno al loro interno una pluralità di “oggetti” belli e brutti, laidi e puri tra loro completamente slegati. Sono in grado di partorire dall’interno anche dieci posizioni politiche inconciliabili sui temi centrali e più importanti. Al contrario, un’esperienza civica può maturare una struttura politica, ben più lungimirante tesa alla costruzione del cambiamento nel medio-lungo termine. In fondo – conclude Leone – tutto il Vastese non avrebbe da perdere che proprie catene e avrebbe un mondo intero da guadagnare».