Sembra proprio che a Vasto ci si sia abituati e rassegnati a questo fenomeno che colpisce quotidianamente decine di appartamenti. Vivo nella zona tra via Michetti, via Pescara e via Madonna dell’Asilo e non vi è giorno senza furti, ad eccezione dei giorni di forte maltempo (sia benedetto).

Ieri è toccato a me. Hanno rotto la tapparella e poi il vetro della finestra, quelle con vetro camera, per intenderci. E solo il fatto che il vetro è accoppiato e la presenza di una persona in casa, li ha fatti desistere dal tentativo. Non si sono, però, scoraggiati, e si sono introdotti in un appartamento al secondo piano del palazzo attiguo, salendo su per un canale. Le urla della signora al suo rientro echeggiano ancora.
Nel mio stabile era già accaduto ai primi di dicembre all’appartamento a fianco. Finestra rotta e casa a soqquadro. Mi domando, perché dobbiamo accettare tutto questo, rassegnati, come una fatalità naturale?
Tutto ciò ha delle conseguenze. Per presidiare le nostre case non usciremo più per le spese, per una pizza, per una passeggiata. I commercianti avranno meno lavoro. La psicosi farà ammalare i più fragili.
Ho sentito di persone che non vogliono più stare sole in casa e altre che non dormono più per il trauma. Ho sentito anche di una persona che ha acquistato una pistola, qualcun altro un’arma ad aria compressa o si è munita di un bastone.
E qui che dobbiamo arrivare? A questo senso di impotenza che porta ad un incattivimento della comunità e ad una svolta qualunquista e populista?
Esorto, perciò, il sindaco a farsi promotore di iniziative per risolvere questa situazione, coinvolgendo la prefettura, la polizia locale e gli altri organi di polizia.
Non mi rassegno a pensare che un gruppo di ragazzi, per quanto scaltri, passino per degli Arsenio Lupen e tengano sotto scacco un intero territorio.
C.B.