Sono giorni dalle alte temperature al Civeta, su più fronti. Innanzitutto, c’è la deliberazione della Corte dei Conti che smonta gli ultimi due anni di gestione: dalla trasformazione e (ri)trasformazione societaria (prima da consorzio a srl, poi da srl ad azienda consortile speciale) alla nomina del cda al posto di un amministratore unico, passando per incarichi esterni, trasparenza e, ovviamente, assunzione di un direttore generale da 300mila euro in tre anni.

Sulla scorta di quanto accertato dalla Corte dei Conti, il clima politico è rovente e nei prossimi giorni non si prevede un calo delle temperature. Si inizia domani, 5 dicembre con l’assemblea dei comuni chiamata a discutere anche di un ripensamento sull’assunzione di un direttore generale (individuato nell’ex consigliere regionale Manuele Marcovecchio). Il giorno dopo, venerdì 6 dicembre, gli amministratori comunali e regionali di Fratelli d’Italia terranno una conferenza stampa sull’argomento. Lunedì 9 dicembre sarà la volta della conferenza stampa convocata dal presidente del Civeta, Giuseppe Silvestri.
La deliberazione firmata dal presidente della sezione regionale di contro per l’Abruzzo Ugo Montella e dagli estensori Giovanni Guida e Andrea Di Renzo è stata trasmessa alla procura (sezione giurisdizionale per l’Abruzzo) e alla struttura di monitoraggio e controllo delle partecipazioni pubbliche del ministero dell’Economia e delle Finanze.
Trasformazione
I rilievi partono dalla trasformazione in srl sancita il 15 dicembre 2022. La Corte dei Conti dopo aver richiamato i chiarimenti avuti dal Civeta, scrive: «Il rischio della perdita dei finanziamenti Pnrr per il progetto di cui al CUP H41B22001670006 (Hub fanghi, nda) deve ritenersi ricollegato alla perdita della necessaria qualità, già stabilita nell’avviso, primo atto a carattere generale della procedura, in capo al consorzio Civeta a seguito della sua trasformazione in società di capitali».
La Corte dei Conti, in estrema sintesi dice che la forma societaria necessaria per ottenere il finanziamento era ben chiaro a partire già dall’avviso. Tale precisazione viene contrapposta alle giustificazioni fornite dal Civeta che aveva spiegato di aver avuto il via libera dal dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie (Dara), questo “ok” era relativo però a un’altra linea di finanziamento, cioè quello per le Green Communities, così come ribadisce la Corte dei Conti non condividendo l’affermazione.
Una manovra, questa, che costa al consorzio-società oltre 17mila euro, ai quali vanno aggiunti i costi della recente regressione (altra operazione sulla quale l’organo si riserva di deliberare).

Il CdA
Sotto la lente c’è poi il consiglio di amministrazione. Il ricorso a un cda e non all’amministratore unico previsto per le società a controllo pubblico era stato votato all’unanimità da tutti i sindaci-soci: cinque membri retribuiti che, qualche mese fa, sono diventati quattro dopo le dimissioni di Angiolino Chiacchia. La differente scelta, come sottolineato dalla Corte, doveva essere adottata con una «delibera motivata con riguardo a specifiche ragioni di adeguatezza organizzativa e tenendo conto delle esigenze di contenimento dei costi».
Qui, c’è un’altra sonora bocciatura da parte della Corte dei Conti che evidenzia la totale insufficienza delle motivazioni addotte dal Civeta, cioè l’esigenza di «avere una maggiore rappresentatività da parte degli enti locali soci».

La Corte dei Conti va anche oltre. La neonata srl aveva affermato che «la collegialità dell’organo di governo e, quindi, la presenza in cda di professionalità eterogenee e qualificate, ha determinato un significativo recupero di efficienza economica», facendo poi riferimento a una proiezione dei dati del bilancio a fine esercizio 2024, «anch’essa non suffragata da dati oggettivi». Inoltre, sottolinea la Corte dei Conti, le «specifiche e variegate» competenze tecniche e professionali dei membri del cda (che consentirebbero una significativa efficienza economica) non sono state «concretamente indicate».
Il bilancio in passivo
C’è poi la questione del bilancio chiuso per due anni in passivo. La Corte dei Conti, nella disanima sulla scelta di dotarsi di un Cda retribuito, confronta i numeri del Civeta con quelli di realtà simili: valori medi di produzione (23,2 milioni di euro) e numero dipendenti medio superiori (141). I valori della società cupellese, nettamente inferiori a quelli medi delle società partecipate italiane, «non giustificano quindi la scelta di un organo amministrativo collegiale (cda, nda)».
A questo si aggiunge: «non può, peraltro, non rilevarsi come il significativo numero di consulenze affidate negli esercizi in esame e, in particolare, successivamente alla nomina dell’attuale Cda dimostri la non fondatezza di quanto controdedotto in ordine alla “necessità di dotare lo stesso di specifiche e variegate competenze tecniche e professionali”».
Anche le misure di efficientamento per far fronte alle perdite di esercizio (con le ottimistiche previsioni del 2024) non sono giudicate positivamente: «La srl ha fatto solo generico riferimento alla attivazione di nuovi contratti di conferimento e alla percezione “delle royalties sulle tariffe di smaltimento degli scarti di lavorazione al terzo invaso da parte degli extra consortili” che consentirebbero una stima dell’aumento del fatturato del 10,60 per cento (euro 660.000 in valore assoluto); ha poi fornito un grafico che mostra a fine 2024 un valore del fatturato pari a euro 6.860.000 (a fronte dei 6.202.343 del 2022). Le misure riferite risultano quindi assolutamente generiche e lo stesso grafico mostra una ipotesi di incremento del fatturato rispetto all’esercizio precedente del tutto svincolata da qualsivoglia dato concreto».
Direttore generale
Non manca la discussa assunzione del direttore generale, scelta ricaduta, dopo una selezione pubblica, sull’ex consigliere regionale Manuele Marcovecchio. Il Civeta aveva spiegato che tale nomina si era resa necessaria dopo la fine del commissariamento, fatto giudicato «non significativo», anzi «contraddittorio», dalla Corte dei Conti dal momento che lo statuto citato era «relativo ad un soggetto di diversa natura giuridica (il consorzio)».

Anche sulla copertura finanziaria per lo stipendio da 100mila euro annui, i dubbi sono diversi: «Civeta s.r.l. nulla ha riferito specificamente in merito alla copertura finanziaria, ed ha asserito che: “l’assunzione del DG non determinerà aumenti dei costi del personale; invero per effetto di cessazioni lavorative, razionalizzazione del ricorso agli operatori interinali, nonché dell’ottimizzazione del piano ferie, alla data del 30 settembre 2024 è stata stimata una riduzione della spesa del personale, rispetto al bilancio di previsione, pari al 2/3 per cento”».
«La previsione – controbatte la Corte dei Conti – in ordine alla riduzione dei costi del personale non è accompagnata da dati oggettivi, e non consente quindi una valutazione, sia in riferimento agli stessi costi del personale, sia, a maggior ragione, in riferimento alla richiamata perdita d’esercizio per l’esercizio 2023. Preoccupa, con riferimento alla tenuta degli equilibri di bilancio quanto riferito dal Comune di San Salvo in ordine alla mancata previsione di specifica contabilizzazione nel bilancio di previsione degli oneri correlati alla nuova assunzione in esame».
Recupero crediti
La Corte dei Conti mette in evidenza che i crediti non sono solo quelli vantati nei confronti del Comune di San Salvo (sul quale si aprirà nel 2025 un capitolo giudiziario), ma ci sono anche altri enti morosi nei confronti dei quali il Civeta è tenuto a procedere al recupero: «euro 16.538,21 verso il Comune di Cupello, euro 139.001,16 verso il Comune di Vasto, euro 520,79 verso il Comune di Dogliola, euro 824.304,97 verso il Comune di San Salvo, euro 157.990,69 verso la Comunità M.M.S. Vastese, euro 21.195,16 verso il Comune di Scerni, euro 5.005,80 verso il Comune di Villalfonsina, euro 4.003,60 verso il Comune di Casalanguida, euro 1.129,60 verso il Comune di Liscia, euro 2.105,60 verso il Comune di Celenza, euro 500,28 verso il Comune di Tufillo, euro 9.874,86 verso il Comune di Gissi, euro 449,49 verso il Comune di Fraine).
La trasparenza
Altro tasto dolente (l’ultimo che citiamo, ma non l’ultimo sotto la lente della Corte dei Conti), la trasparenza. «In sede istruttoria – si legge nella deliberazione – è stato verificato il mancato inserimento delle informazioni sugli incarichi di collaborazione o di consulenza a soggetti esterni». Anche in questo caso la Corte bacchetta il Civeta sulle giustificazioni fornite a riguardo: «Non può ritenersi al riguardo valida giustificazione la attivazione della “nuova piattaforma web”, peraltro operativa a far data dal 1° luglio 2023. Si ricorda poi che ai sensi dell’art. 8 del d. lgs. n. 33 del 2013 le informazioni devono essere tempestivamente pubblicate e rimanere pubblicate sul portale “per un periodo di 5 anni, decorrenti dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello da cui decorre l’obbligo di pubblicazione”».

«Tra l’altro, dalla consultazione dell’elenco degli affidamenti trasmesso da Civeta s.r.l. si individuano incarichi con oggetto generico e tipico della gestione di una società a responsabilità limitata che non giustificano l’affidamento esterno dell’attività, soprattutto in presenza di un consiglio di amministrazione composto da 5 membri. L’affidamento di questi incarichi in possibile carenza dei presupposti di legge e l’omessa previa pubblicazione sul sito web impongono la trasmissione di questa deliberazione alla Procura contabile per ogni valutazione di propria competenza. La giurisprudenza di questa Corte ha, infatti, chiarito come l’affidamento di consulenze in carenza dei presupposti di legge da parte di società in house può configurare ipotesi di responsabilità erariale in capo agli organi sociali».