«Nonostante oltre 25 anni di inutili tentativi in altre zone d’Abruzzo di risolvere il problema dei cinghiali sparando, salvo qualche sporadico e temporaneo riscontro, il primo colpo di fucile nella Riserva di Punta Aderci (pare la prossima settimana) con potenti carabine di evidente pericolosità per tutti segnerà, con il lugubre rumore di armi sopra i suoni naturali, la fine della Riserva stessa; è giusto puntualizzare che il declino naturalistico era già iniziato da tempo, purtroppo, ma ora sarà segnato senza possibilità di ritorno». Lo afferma Stefano Taglioli, che in un comunicato si definisce, oltre che coordinatore del Gruppo fratino Vasto e attivista della Stazione ornitologica abruzzese, anche «uno dei fondatori della (ex?) Riserva naturale di Punta Aderci».
«In un momento – sostiene – di drammatico declino dei parametri ambientali in tutto il mondo (basti pensare nel mondo alla drammatica sesta estinzione di massa in corso, la prima per cause umane) sconcerta constatare che, nel nostro “piccolissimo”, a Vasto, una amministrazione comunale di centrosinistra neppure riesce a conservare come si deve le proprie aree protette, neppure risparmiare loro l’oltraggio dei fucili, e a parte il pericolo dispersione dei cinghiali sullle strade ai primi spari. Per limiti di estensione e per le caratteristiche ambientali nella Riserva naturale non vive una popolazione di cinghiali, ma solo dei gruppi che usano Punta Aderci come rifugio diurno da cui uscire di notte per alimentarsi fuori; quindi, a parte etica e utilità e se proprio si vuole giustificare l’uso dei fucili, occorrerebbe farlo fuori dalla Riserva; eliminarne dentro servirà solo come effetto spugna per attirarne altri all’ interno, in uno sciagurato ciclo senza soluzione di continuità».
«Al di là di ogni fallace motivazione per sparare in un’area protetta – come similmente le “zero” catture con le inutili gabbie nella Riserva Marina di Vasto dove solo la non conoscenza di quel territorio poteva far pensare a esiti diversi – le armi nella Riserva Naturale di Punta Aderci (come pure a Marina di Vasto per la quale vale stesso discorso) segnano di fatto il termine di un percorso che ha portato alla “gloriosa” istituzione della Riserva e alla virtuosa valorizzazione di quel territorio vastese. Dal primo sparo in poi inizierà una triste storia che nulla ha a che vedere con la precedente che, comunque, nessuno potrà mai cancellare: il che non è poco. La fine della Riserva di Punta Aderci con il primo sparo – perché di questo si tratta, e nessuno spero osi più parlare di Punta Aderci per quella che è stata veramente – è doppiamente certificata fino a oggi dal silenzio (qui calza bene il classico ossimoro: silenzio assordante! ) di tutti coloro, escluso WWF Abruzzo – bene! – e spero altri, che avrebbero potuto e dovuto dire almeno qualcosa, mortificando così – con il silenzio – ulteriormente la storia naturale più importante del territorio vastese e una delle più importanti in Abruzzo». «Confido – conclude Taglioli – in un ripensamento dell’ultima (saggia) ora».
massima resa minima spesa. e fai felice anche dei votanti armati. questa dev’essere stato il razionale.
Salvaguardare una (ex) Riserva Natuale non si puà se non si è in grado di comprendere come “decimanre” o minimizzare , il problema dei cinghiali in Abruzzo. Eppure basta vedere dove altrone negli ultimi 20 anni hanno studiato il problema e l’hanno risolto. basterebbe copiare. E invece non si fa neanche quello.
Si guarda un excel cui affidare la decisione finale e si tira avanti.
devastante.