A San Giovanni Lipioni 2.800 visitatori alla scoperta di residenze storiche e bellezze nascoste

Collezioni private, antiche botteghe e dimore, tradizioni e suggestivi angoli nascosti. Le Giornate Fai si confermato un’occasione di scoperta (o riscoperta) dei centri solitamente non raggiunti dal grande pubblico. L’edizione autunnale 2024 ha fatto registrare un nuovo successo di partecipazione, questa volta a San Giovanni Lipioni.
Al termine del fine settimana, la Delegazione Fai di Vasto ha contato ben 2.800 presenze, dato non scontato considerata la perifericità del piccolo paese e che inorgoglisce organizzatori e residenti che hanno cercato di renderlo il più accogliente possibile.

Un successo ottenuto anche grazie alla varietà dei percorsi elaborati dalla delegazione vastese del Fai, guidata da Maria Rosaria Pacilli: sei alternative che hanno permesso ai visitatori di riaprire botteghe storiche chiuse da tempo (il maniscalco, il pastificio, il negozio di scarpe ecc.), antiche cantine restaurate e immergersi nelle tradizioni (conoscendo da vicino Il Majo e la Spallata).

Una menzione d’onore la meritano i palazzi e le dimore storiche (purtroppo non fotografabili all’interno) messe a disposizione dai proprietari per l’occasione, uno dei punti forti delle Giornate Fai. Nella due giorni sangiovannese si sono spalancate le porte di Palazzo Tito Rossi e Palazzo Lozzi, due dimore i cui è possibile rivivere ancora antiche vicende tramandate da racconti, documenti, opere d’arte e preziosi scatti fotografici d’epoca. Nel primo, ad esempio, emerge la storia del “medico condotto” Don Ciccio (vissuto a cavallo tra fine ’800 e inizio ’900), della sua alta levatura etica e dello spirito di servizio verso la propria comunità. Tra le sue passioni c’era la fotografia, i negativi dei suoi scatti sono riemersi dai cassetti della dimora e i discendenti li hanno sviluppati dando vita a una mostra in grado di far compiere ai visitatori un salto indietro nel tempo con scorci del paese, volti e particolari che, altrimenti, sarebbero andati perduti.

Nel centrale Palazzo Lozzi si respira la storia non solo locale. Qui, nel corso di 300 anni, si sono succeduti i membri della famiglia che hanno rivestito importanti incarichi militari ed ecclesiastici (oltre che professionali, in ambito medico) avendo un ruolo attivo nelle vicende italiane. Documenti, testimonianze e giornali d’epoca raccontano la partecipazione ai moti che sconvolsero l’Italia, alle due guerre, alla Resistenza, alla massoneria.

Tante poi le mostre parallele o extra percorso come quella dello scultore Claudio Gaspari o dell’illustratrice Angela Di Giovannantonio senza dimenticare le collezioni di cimeli di Franco Monaco e Giuseppe “Peppe” Grosso e di ferri per le “pizzelle” di Maria Sabatini.

Presente per l’occasione, ieri mattina, anche il presidente regionale del Fai Abruzzo e Molise, Roberto Di Monte. In definitiva, una riuscita positiva (che ha coinvolto anche le attività ristorative della zona) per questa tappa dovuta anche all’impegno di tanti volontari: dagli apprendisti ciceroni del Polo liceale “Pantini Pudente” ai membri dell’associazione e ai residenti che hanno contribuito a vario titolo per far conoscere e creare nuove opportunità per il proprio paese che da tempo sta cercando di contrastare la piaga dello spopolamento [LEGGI].

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