Un secolo fa l’assassinio Matteotti, platea piena al convegno dell’Anpi

Giacomo Matteotti: un assassinio fascista. Nel centenario dell’omicidio del deputato socialista l’Anpi di Vasto (associazione nazionale partigiani d’Italia) ha organizzato ieri un convegno nel museo di Palazzo d’Avalos. La platea era piena. Domenico Cavacini, presidente della sezione locale dell’Anpi, ha introdotto la relazione del professor Giuseppe Iglieri, docente di storia contemporanea all’Università del Molise.

«Siamo ridotti al pensiero unico mediatico», ha affermato nel suo intervento di saluto Nicola Della Gatta, assessore comunale alla Cultura. «Matteotti fu un fiero e intelligente avversario del fascismo. Un socialista illuminato e riformista, non lontano dal riformismo della fase costituente e da quello successivo all’approvazione della Costituzione. Fu lui il primo a usare l’espressione Stati Uniti d’Europa». «Il fascismo nacque, prima che come pensiero, come fenomeno eversivo, incentrato sull’uso della violenza». «Oggi non mi preoccuperei della Rai che viene occupata, perché l’hanno fatto tutti i governi. Mi preoccuperei delle scuola che viene svilita».

Da sinistra, Giuseppe Iglieri e Domenico Cavacini

La ricostruzione dei fatti

Agli inizi del Novecento «il Partito socialista – spiega Iglieri – diventa il punto di riferimento del dissenso sociale» e «alle elezioni del 1919 diventa il primo partito col 32 per cento. In quella tornata elettorale si presenta per la prima volta il Partito popolare di Sturzo, che ottiene il 20 per cento. Insieme, rappresentano il 52 per cento degli elettori, ma non dialogano. Non si rendono conto dell’impatto che avrebbero avuto insieme». In quello stesso anno comincia il cosiddetto biennio rosso, «iniziano le rivolte nelle fabbriche, ma il Psi si rende conto di non riuscire a gestire quelle fibrillazioni» anche a causa delle divisioni interne tra i messimalisti, che vogliono la rivoluzione, e i riformisti. Questa diatriba interna affievolisce la spinta, che viene arginata dalla serrata degli imprenditori e dai liberali di Giolitti, Salandra e Sonnino». Nel 1919 nascono i Fasci di combattimento, dopo che «Mussolini era stato espulso nel 1914 dal Partito socialista per la sua posizione a favore dell’interventismo nella Prima Guerra Mondiale», decisione che lo aveva portato a «nutrire sentimenti di rivalsa nei confronti del Partito socialista». L’ascesa del fascismo viene favorita da Giolitti che, per contrastare la sinistra, «decide di fare un patto con Mussolini promettendogli l’ingresso in Parlamento. Nel 1921 Matteotti viene per la prima volta rapito e seviziato» e alle elezioni dello stesso anno «vengono eletti in Parlamento 35 deputati fascisti. Il 26 settembre viene assassinato il primo deputato socialista».

Il 1924 è l’anno in cui Matteotti viene ucciso. «Non c’è dubbio sul fatto che sia stato Mussolini a dare l’ordine, che sia stata una sua volontà l’assassinio di Matteotti, che ha sempre assunto una posizione contraria alla violenza, sia quella squadrista che quella dei socialisti che andavano a rispondere alle violenze fasciste. Ma era contrario anche alla rivoluzione. Matteotti invitava sempre alla calma». Dopo aver denunciato in Parlamento i brogli elettorali, Matteotti si occupò di un’altra vicenda scottante, «l’affidamento delle concessioni petrolifere per cinquant’anni alla Siclair Oil. Matteotti scopre un giro di tangenti verso i dirigenti fascisti, in particolare al fratello di Mussolini, Armando. Ma non fa in tempo a preparare questo discorso», perché il 10 giugno viene rapito e assassinato dalla squadra di camicie nere capeggiata da Amerigo Dumini, che viene poi arrestato e rinchiuso alle Isole Tremiti. Nel 1926 il processo a Chieti, «un processo farsa, in cui Dumini fu difeso da Farinacci, il numero due del Partito fascista. Gli squadristi furono condannati a cinque anni di reclusione, scontati quasi per niente». Secondo Iglieri, la maggiore responsabilità dell’avvento del fascismo al potere e dell’instaurazione della dittatura fu del re, Vittorio Emanuele III, che «avrebbe dovuto porre un freno revocando l’incarico che lui stesso aveva conferito a Mussolini».

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *