Dall’Abruzzese fuori sede a Silvia Borrelli: sorrisi e riflessioni sul futuro alle Giornate umanistiche

La prima risata e il primo applauso scattano dopo pochi secondi. «Ero fuori sede e anche fuori corso, quindi sono un ottimo esempio», sorride Gino Bucci, che il popolo dei social network conosce come L’abruzzese fuori sede.

Da destra, Gino Bucci e il prof. Andrea Travaglini

Sabato mattina si è conclusa l’11ª edizione delle Giornate umanistiche del Polo liceale Pantini-Pudente.

La giornata conclusiva

La mattinata si apre in allegria. L’ideatore dell’esilarante pagina social viene intervistato dal professor Andrea Travaglini. In famiglia ha appreso «il dialetto fin da piccolo. Mia nonna era la sarta del paese. Quando una persona non ce l’hai più, cominci a ricordarla e io ricordavo le cose che diceva nonna». «A Vasto avete avuto un poeta sarto: Francesco Paolo Votinelli».

Dalle pagine Facebook e Instagram alla carta stampata. Rime toscibili è il titolo del libro che racconta con ironia l’Abruzzo, che Gino ha girato in lungo e in largo («mi mancano solo otto comuni su 305»), i suoi luoghi più sperduti e i suoi detti. Un libro scritto in una lingua definita koinè diàlektos nella prefazione da Remo Rapino, Premio Campiello 2020 con Vita morte e miracoli di Bonfiglio Liborio, il romanzo redatto in un idioma che è un po’ dialetto e un po’ linguaggio coniato dall’autore. E anche Bucci nel suo libro ha «coniato una sintassi comprensibile in tutto l’Abruzzo, tranne nell’Aquilano. A Castel del Monte gli uomini parlano un dialetto, le donne un altro, perché con la transumanza gli uomini acquisivano altre parlate».

«Tento di andare oltre l’Abruzzo stereotipato degli arrosticini e di altre cose comuni», come faceva Flaiano, che posava il suo sguardo sul mondo circostante per mettere in luce con sarcasmo vizi e debolezze degli italiani, perciò «più che D’Annunzio, preferisco Flaiano», che aveva ragione quando «diceva che il difetto maggiore degli abruzzesi è il pudore dei propri sentimenti». Come fa lo stesso Bucci, che non dissimula la timidezza, anzi la sottolinea con ironia non alzando mai gli occhi verso 300 ragazzi e insegnanti che lo ascoltano nell’auditorium dell’artistico: «Per tutto il tempo guarderò le locandine». Rime toscibili è il titolo tratto da un’espressione dialettale: «Si usa dire: ‘n zì tosce», letteralmente “non si tossisce”, nel senso che non si contesta ciò che qualcuno ha appena detto. Invece per queste «rime toscibili» è proprio il contrario.

Donatella Di Pietrantonio, nella quarta di copertina del volume, ne tesse le lodi: «Seguitissimo e spassoso ambasciatore dell’Abruzzo nel mondo, Gino Bucci consegna ai lettori un gioco letterario che mescola dialetto e italiano, toponomastica e gastronomia, in una nuova Gnosi delle Fanfole esilarante e affettuosa che racconta gli abruzzesi come siamo».

Il secondo incontro della giornata è moderato dal professor Nicola Panicciari all’ingegnere informatico che dialoga con Vincenzo Di Nicola, neo cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, tornato a Teramo «per restituire – si legge in una nota della scuola – alla sua terra quanto appreso» in una carriera che lo ha visto studiare nella Silicon Valley, a Stanford, l’università più selettiva al mondo, conseguendo un master in computer science, e poi lavorare a Yahoo, alla Microsoft, in Cina e fondare la start up GoPago: «Posso dire che, oltre ad acquistare da Amazon, gli ho venduto pure qualcosa».

Nell’ultimo appuntamento dell’edizione 2024 la preside, Anna Orsatti, e la professoressa Paola Garofalo introducono la testimonianza di Silvia Sciorilli Borrelli, giornalista del Financial Times e autrice de L’età del cambiamento. Come diventare un paese per giovani, edito da Solferino. «Il mondo del lavoro si è fatto sempre più difficile, e questo paese non deve partire da chi come me, ha avuto più possibilità degli altri, ma da chi di possibilità non ne ha avute. Sono queste le situazioni che dividono il paese. Ecco perché ho colto al volo questo invito, non me lo sarei persa per nessun impegno professionale al mondo». Nelle sue riflessioni c’è la constatazione che «spesso i giovani in questo paese rimangono esclusi dal dibattito pubblico» e sono costretti a emigrare dall’Abruzzo come dalle altre regioni meridionali. Però «voi vi dovete fare sentire, dove iniziare a pretendere di avere una voce, questo paese è pieno di ragazzi dotati, capaci e volenterosi che devono esigere uno spazio in cui collocarsi».

A coordinare le Giornate umanistiche è stata la professoressa Rosita Paganelli, referente del progetto. Lo staff docente: Davide De Camillis, Paola Garofalo, Maria Guida, Pietro Lalla, Nicola Panicciari e Andrea Travaglini.

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