«Omicidio De Grandis, la sentenza ha accertato l’assoluta correttezza scientifica della perizia»

«La dottoressa Dorotry Carlesi fu incaricata dal presidente della Corte d’Assise di Lanciano eseguire una perizia sul Petrosemolo Amleto, ed a giugno 2023 si è espressa in udienza in termini di certezza sull’incapacità di intendere e volere dello stesso, sulla sua pericolosità sociale ma anche sulla necessità di sottoporlo a cure psichiatriche appropriate fuori dal carcere, e per tale motivo fu criticata in udienza e sulla stampa. Lo afferma in un comunicato l’avvocato Francesco Carlesi per conto della dottoressa Dorotry Carlesi, medico psichiatra specialista in criminologia forense in servizio all’ospedale di Vasto, in merito alla sentenza del processo sull’omicidio di Francesco De Florio De Grandis. Ieri la Corte d’Assise di Lanciano ha assolto Amleto Petrosemolo, non imputabile perché incapace di intendere e volere (leggi).

«La dottoressa Dorotry Carlesi ha evitato di rilasciare dichiarazioni non essendo la stampa il luogo adatto dove disputare di complesse questioni, per riservatezza e rispetto delle
parti e dei ruoli, ma il tempo galantuomo, ed è oggi stata ristabilita la verità processuale e l’assoluta correttezza scientifica del suo operato oltre che l’accuratezza della sua perizia».

Con la sentenza di ieri, «la Corte d’Assise ha assolto l’imputato per vizio di mente, addirittura con conclusioni congiunte del pm d’udienza, difformemente dalla precedente udienza», inoltre «la perizia collegiale dei professori universitari Ferracuti, Marasca e Braccini su Petrosemolo Amleto è giunta alle stesse conclusioni della perizia della psichiatra dottoressa Dorotry Carlesi che per prima aveva rilevato l’assoluta incapacità dell’imputato».

«Dispiace molto per i familiari della vittima e si ha rispetto per il loro dolore e per il dramma che hanno vissuto e che stanno vivendo, ma l’incapacità del Petrosemolo
Amleto era dal punto di vista medico evidente e la dottoressa Carlesi è stata ingiustamente criticata in udienza e sulla stampa perché nella sua perizia aveva offerto una verità medico legale scomoda, non accondiscendente e non popolare, ma necessaria per un consulente medico psichiatra, perché l’imputato non poteva più essere detenuto in un carcere italiano stante il vizio di mente totale e andava immediatamente liberato e sopratutto curato in modo appropriato fuori dal carcere. Ci auguriamo che nella dialettica processuale delle parti, non si critichino più i
consulenti medici psichiatri perché l’imputato malato di mente rappresenta un caso particolarmente complesso».

Il palazzo di giustizia di Lanciano

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *