«Da Punta d’Erce alla città del verde: tra ambientalismo e urbanistica. Una proposta di discussione»

Dallo storico Luigi Murolo riceviamo e pubblichiamo.

Luigi Murolo

La sorte di un parco non vale solo per se stessa, ma pone un problema più generale: il rapporto della città con l’ambiente. Che non è solo relazione con un singolo elemento, ma è prima di ogni altro aspetto un tema culturale.

Tanto per fare un esempio.

Ripenso ancora a quel che accadde (bello, talvolta, usare il passato remoto) quando, nel 1980, due trentenni iniziarono una battaglia furibonda contro la realizzazione di una megacentrale a carbone da 4 unità di 640 mgwatt ognuna nella zona di Punta Penna. In risposta a tale ipotesi si proponeva di realizzare un’area di riserva da 500 ha. compresa tra la spiaggia di Punta Penna e Punta d’Erce. Ve l’immaginate che cosa sarebbe stato oggi? Con l’allora PCI che tuonava contro la provocazione antioperaia e contro l’occupazione di due soggetti al servizio del capitalismo? Mancava solo che fossero agenti della CIA! Ricordo ancora un volantino di quel tenore a firma della sezione di Vasto. Ma grazie soprattutto all’annullamento del IV Piano energetico nazionale (PEN) di quel mostro non se ne parlò più! E certamente, la città non aveva assolutamente partecipato alla sollevazione come, al contrario, anni prima era accaduto a Lanciano contro la Sangrochimica (voluta dalla DC gaspariana). Ma a Vasto le cose non si erano ancora concluse. Poco tempo dopo, un’azienda motoristica (mi pare si chiamasse Delta Engineering) aveva proposto al Nucleo Industriale la realizzazione di un cantiere per la costruzione di motoscafi nella Spiaggia di Punta Penna. La solo iniziativa di Italia Nostra e WWF ha scongiurato quel pericolo.

Diciotto anni più tardi – siamo nel 1998 – un consigliere regionale dei DS fa propria l’antica proposta di Italia Nostra e WWF. E così, grazie a Luciano Lapenna, la Riserva di Punta d’Erce sarebbe divenuta la realtà odierna decantata in tutte le salse ma, oggi, estranea a tutte le regole della conservazione.

Ve l’immaginate che cosa sarebbe accaduto se quei giovanotti pazzi del 1980 non avessero iniziato a pensare la necessità di un’Area di Riserva? E se un altro pazzo (rara avis tra gli amministratori) non avesse dato sostanza a quel progetto? C’è però un problema non da poco: che da area di conservazione naturalistica si è andata trasformando in una fabbrica di turismo selvaggio. A tal punto che qualche volta mi vien dato di pensare che sarebbe stato meglio una bella megacentrale a carbone!

Ma torniamo a noi.

Qual è la morale? Che la protodifesa a oltranza di un’area dalla incoparabile bellezza naturalistica ha consentito la realizzazione dell’icona mondiale della città. E che, ancora oggi, qualcuno non riesce a capire, che una città del verde, potrebbe diventare il pendent urbano di Punta d’Erce. Se quel tale, avesse preso in mano un libriccino sulla storia della città, avrebbe notato che un commissario prefettizio di Vasto, Cesare Perdisa, nel 1924, avrebbe lottizzato l’attuale Corso Nuova Italia in lotti di 400 mq con metà dei quali destinati al Verde, configurando una «città giardino» con un’architettura abitativa degna di quel nome. L’unica parte di città interamente progettata e costruita. Ma nessuno si rende conto del verde che in essa è distribuito. Maltrattato è vero! Ma esistente! Quale prospettiva civile di ingresso alla Villa Comunale! Un capolavoro! Una cosiddetta «garden town» ma purtroppo ignorata su cui potrebbe una straordinaria discussione sul futuro. Ma sono solo sogni! La storia è solo un accessorio utilizzata politicamente per raccontar balle. Purtroppo non ci sono stati più amministratori come il rag. Cesare Perdisa che non aveva dovuto rispondere a nessuno delle sue scelte urbanistiche!

Già! Ancora una volta! Si potrebbe discutere sulla centralità del verde nella costruzione di una città. Si potrebbe discutere sulle essenze che potrebbero essere coerenti con il clima adriatico! Oppure con la loro storia come la Pineta di Pescara, un tempo d’Avalos, che purtroppo è solo «riserva naturale di interesse provinciale».

Come si può notare, un problema culturale. Un banale problema culturale! Ma è disposta l’Amministrazione Comunale a discutere pubblicamente sull’argomento? Un po’ come accadrà l’8 novembre sul cosiddetto «Progetto Vignola»?

Solo una proposta! Nulla di più.

Luigi Murolo

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