Incidenza delle morti sul lavoro, l’Abruzzo in zona rossa

L’Abruzzo in zona rossa insieme a Umbria, Basilicata e Puglia nella mappatura dell’incidenza delle morti sul lavoro. Sono i dati dell’osservatorio Vega Engineering su una piaga che sembra sempre più difficile eliminare e riguardo alla quale oggi si celebra la 73ª Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro.

A essere preso in considerazione è il periodo 1° gennaio-31 agosto 2023 (dati Inail elaborati da Vega Engineering) durante il quale in Italia emerge una crescita, seppur minima, degli infortuni mortali registrati in occasione di lavoro: da 496 a 500 (una media di 82 decessi al mese), + 0,8% rispetto allo stesso periodo del 2022. Scendono invece gli infortuni mortali in itinere: 157 nel 2023 contro i 181 del 2022.

I numeri

Dal mese di gennaio a fine agosto in Italia si sono registrate 657 vittime sul lavoro: 500 sul posto di lavoro (+0,8%) e 157 in itinere, cioè durante il viaggio per raggiungere il luogo di lavoro (-13,3%). La maglia nera per il maggior numero di vittime va alla Lombardia: 85. Seguono: Veneto (45), Piemonte (42), Lazio e Campania (41), Puglia (38), Emilia Romagna (36), Sicilia (32), Toscana (23), Abruzzo (17), Marche (15), Umbria e Liguria (14), Calabria e Friuli Venezia Giulia (13), Trentino Alto Adige (12), Sardegna (11), Basilicata (6) e Valle d’Aosta e Molise (1).

Passando all’incidenza (Im=Indice incidenza medio, pari a 21,6 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori), le regioni in zona rossa sono quattro: Umbria, Abruzzo, Basilicata e Puglia. In zona arancione: Campania, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Sicilia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Marche e Liguria. In zona gialla: Veneto, Sardegna, Lombardia, Valle D’Aosta, Emilia Romagna e Lazio. In zona bianca: Toscana e Molise.

Dando uno sguardo alle province, l’incidenza più alta si riscontra in quella di Crotone (75,4), seguita da Siracusa (62,9) e Imperia (61,8). La provincia di Teramo è quella abruzzese con l’incidenza più alta, 9ª a livello nazionale con un’incidenza pari a 49; seguono Pescara (14ª con 42), Chieti (17° con 37,2) e L’Aquila che invece ha valori tra i più bassi (87° posto con un’incidenza pari a 9,3).

Le età a rischio

Ciò che emerge e che dovrebbe indurre a una seria riflessione è il dato sulle età delle vittime. Il dato dei più anziani è più alto di quello dei giovanissimi: l’incidenza più elevata si registra nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (78,6), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (37). Grave anche la situazione vissuta dai giovanissimi: per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, il rischio di morire sul lavoro è doppio rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (20,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 11,8). 
I numeri consegnano anche una netta differenza sulla provenienza delle vittime: gli stranieri deceduti in occasione di lavoro, sono 97 su 500 (1 su 5), 29 invece a causa di un infortunio in itinere. Il rischio si dimostra essere sempre superiore rispetto agli italiani: gli stranieri registrano 40,9 morti ogni milione di occupati, contro i 19,4 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.
Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio ad agosto 2023 sono 30, mentre 18 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Il 19,6% degli incidenti è avvenuto il lunedì, giorno della settimana in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi otto mesi dell’anno
Per quanto riguarda i settori a rischio è sempre il settore delle costruzioni a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: 72. È seguito dal settore dei trasporti e magazzinaggio (69), dalle attività manifatturiere (56) e dal commercio (37).

Tutti i grafici

Infortuni

Un dato in discesa è quello riguardante le denunce di infortunio, in diminuzione del 21% rispetto allo stesso periodo del 2022: da 484.561 a 383.242. Il decremento è più rilevante nel settore della sanità (da 65.913 a 18.864, -71,4%): conferma della quasi totale estinzione degli infortuni connessi al Covid. Il più elevato numero di denunce arriva dalle attività manifatturiere (47.997), seguono costruzioni (21.413), trasporto e magazzinaggio (20.771), commercio (19.909) e sanità (18.864). Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane da gennaio ad agosto 2023 sono state 133.898, quelle dei colleghi uomini 249.344.
Resta allarmante il dato relativo alle denunce degli infortuni dei giovanissimi: fino ai 14 anni si rilevano 30.868 denunce (circa l’8,1% del totale).

Un’emergenza continua sulla quale c’è ancora tanto da fare. Nel nostro territorio il tema è tornato drammaticamente d’attualità dopo la tragedia della Esplodenti Sabino costata la vita a Giulio Romano (56 anni, Casalbordino), Gianluca De Santis (44, Palata) e Fernando Di Nella (Lanciano, 62). L’ultima vittima in regione in ordine di tempo è stata Gianluigi Ragni, 27enne di Campli morto a Teramo, folgorato mentre si trovava su un traliccio il 26 settembre. Una dinamica molto simile all’incidente in cui è morto, il 5 agosto, Giancarlo Carulli, 64enne capo degli operai del Comune di Francavilla.

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