L’ultimo anno finanziario della Denso Manufacturing Italia si è chiuso con una perdita di 131 milioni di euro. È quanto si legge sull’ultima relazione sulla gestione disponibile presentata agli azionisti dall’amministratore delegato Francesco Monaco.
In queste settimane i dirigenti della multinazionale giapponese si stanno alternando nella fabbrica di Piana Sant’Angelo: dopo il responsabile dei motori del gruppo Tsunenobu Hori, è stata la volta del presidente Koji Arima (in visita anche l’anno scorso) e in questi giorni c’è il dirigente finanziario Yukihiro Shinohara. Dell’esito di tali visite non sono emerse particolari indicazioni, per questo i sindacati hanno chiesto un incontro alla dirigenza locale che si terrà giovedì 28 settembre.
Il buco
Come detto, l’esercizio finanziario (che per i gruppi giapponesi termina il 31 marzo), a fronte di un fatturato di 241.503.863 euro si è chiuso con un passivo di 131.206.618 euro, ben più pesante di quello del 2021: allora la perdita ammontava a poco più di 21 milioni e mezzo di euro (21.508.215 €). Nel dato di fine marzo 2022 5.833.583 euro sono dovuti alle imposte.
Nella relazione si evidenzia come lo stabilimento risenta del prolungamento della crisi del settore automotive innescata dalla pandemia Covid aggravatasi nel 2021 con la carenza di semiconduttori che «non ha consentito di realizzare le produzioni desiderate». A questo si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime (per i materiali ferrosi si sono registrati aumenti dal 40% al 110%) e delle fonti energetiche.
La flessione della produzione ha causato una riduzione del 4% dei ricavi dalle vendite (-26% se confrontato con il periodo pre Covid) e «gli effetti si sono riverberati sui margini di contribuzione, insufficienti alla copertura dei costi di struttura nonostante il piano di ristrutturazione intrapreso lo scorso anno».
Nel sito ex Magneti Marelli la categoria che ha subito maggiori contrazioni è quella degli alternatori, uno dei prodotti storici della fabbrica, seguita da starter e tergicristalli. Migliori i risultati dei piccoli motori (rimasti stabili) e del brushless, la cui produzione è iniziata da qualche mese.
Tra i principali aumenti che hanno complicato il quadro economico ci sono i rincari di materie prime e parti (+4%) e servizi (+11%, influenzato dagli aumenti per l’energia).
Nella relazione si legge poi che, rispetto all’anno fiscale precedente, è aumentato anche il costo del lavoro (+17%) «a causa degli oneri per l’attuazione del piano di ristrutturazione varato nel 2020, quindi i costi degli incentivi ai lavoratori sottoscrittori degli accordi di esodo volontario».
È diminuita invece la spesa relativi a rischi e oneri rispetto al 2020, quando ci fu una campagna di richiamo di auto equipaggiate con componenti Denso che si sono rivelati difettosi.
Gli investimenti
Tra i nodi cruciali ci sono gli investimenti che, secondo i sindacati, ad oggi non sarebbero sufficienti per assicurare alla Denso un futuro ruolo da protagonista nella produzione dell’auto elettrica. I dati nella relazione confermano un decremento degli investimenti: quelli dell’ultimo esercizio finanziario ammontano a 7,3 milioni di euro, in sensibile diminuzione con il precedente (di circa la metà) quando erano pari a 14,5 milioni di euro. Quelli più recenti hanno riguardato soprattutto il completamento della nuova linea del brushless, nuovo prodotto su citato.
Il futuro
Il risultato negativo, in conclusione, non è in linea con il piano industriale 2021-2025 che è quindi stato aggiornato con le previsioni del business plan 2022-2032. «In questa situazione di fluttuazione e incertezza circa le previsioni di fatturato, la Denso dovrà continuare ad attuare il suo piano di attività di riduzione costi con maggiore vigore per limitare al massimo le possibili perdite di profitto derivanti dal rischio di riduzione delle vendite» scrive il cda agli investitori.
Il 24% del fatturato alla chiusura dell’anno fiscale è riconducibile a società italiane, di cui il 19% a società appartenenti a Stellantis (46 milioni di euro, -11% rispetto al 2020). Il 71% del fatturato arriva invece dall’estero, qui il calo rispetto al passato si riscontra in particolar modo rispetto alle commesse da Toyota e Ford.
Un riferimento all’elettrificazione si legge nella conclusione dell’ad: «La società sta operando per superare le proprie difficoltà di gestione e porre le condizioni per affrontare le sfide del futuro imposte dalla transizione energetica e dall’elettrificazione. In questa sfida è affiancata dalla casa madre Denso Corporation impegnata nel supporto per il costante miglioramento dei processi produttivi e della qualità dei prodotti e dalla controllante Denso International Europe disponibile a ricapitalizzare la società per coprire le perdite manifestatesi nel 2021 e assicurare la continuità aziendale e l’attuazione del business plan».
Riguardo la perdita dell’ultimo esercizio finanziario, la disponibilità della Denso International Europe è un’iniezione di capitale pari a 133 milioni di euro (e contestuale riduzione del capitale sociale della Denso di San Salvo a 1 milione di euro).
L’auspicio dei rappresentanti dei lavoratori, come ormai da anni, è di avere nell’incontro del 28 settembre indicazioni aggiornate sul futuro dello stabilimento soprattutto per quanto riguarda il ruolo nella produzione delle auto elettriche senza tralasciare gli ammortizzatori sociali in scadenza. La fabbrica al 31 marzo 2022 impiegava 951 dipendenti a tempo indeterminato (724 operai) e 40 lavoratori somministrati (27 nella sede distaccata di Barberino sul Mugello); nello stesso periodo preso in esame sono state 160mila le ore lavorative coperte con la cassa integrazione.
Dall’azienda, dopo la pubblicazione dell’articolo, abbiamo ricevuto la seguente precisazione: