Un nuovo allarme suona sull’automotive di Abruzzo e Molise. Nei giorni scorsi era stata la Cna a evidenziare come in un quadro positivo per l’export abruzzese la nota dolente arrivasse dal settore che contraddistingue soprattutto la provincia di Chieti.
Stamattina i delegati Fiom delle aziende del settore di Abruzzo e Molise hanno discusso della situazione insieme ai rappresentanti nazionali della sigla sindacale Samuele Lodi (segretario nazionale) e Simone Marinelli (coordinatore nazionale automotive).
Dall’appuntamento è emerso che nel quadro «assolutamente critico» si distinguono solo la Honda (di cui avevamo già parlato, leggi) e altre, poche, realtà che hanno diversificato i clienti.
«La condizione attuale – dice la Fiom in un comunicato – e i piani produttivi per il prossimo futuro rivelano una situazione opposta rispetto a quanto riportato nel recente Rapporto della Regione Abruzzo e non sembra che il Molise abbia come priorità questo settore».
Il sindacato fa poi il confronto con quanto accade all’estero: «Francia e Germania hanno messo in campo investimenti ingenti. In Polonia è a buon punto lo stabilimento di Gliwice, l’avvio di sistemi di fornitura locali stanno mettendo in difficoltà i nostri territori. Il costo del lavoro, la legislazione e la condizione dei diritti dei lavoratori nei paesi dell’Est Europa sono diversi da quelli che abbiamo in Italia».
Le preoccupazioni riguardano in particolar modo il sito ex-Fiat di Termoli. Parte della fabbrica sarà convertita per produrre batterie per le auto elettriche, ma all’orizzonte c’è la perdita di forza lavoro: «Mentre siamo ancora in attesa della realizzazione della Giga Factory, il territorio di Termoli tra cinque mesi vedrà la fine della produzione del cambio che coinvolgerà 350 persone di Stellantis. Al momento la Giga Factory non garantisce il recupero della forza lavoro di Stellantis Termoli. L’indotto di Stellantis, inoltre, nel prossimo futuro assisterà a cali di commesse con conseguente perdita di occupazione».
«Visto che il Pil abruzzese è per il 21,18% dovuto all’industria, così come quello del Molise è del 18,30%, è dovere delle istituzioni, in primis le due Regioni mettere mano al problema invece di nascondere la testa sotto la sabbia», conclude la Fiom.