Il timore è che, dopo la sentenza della Cassazione sulla movida rumorosa, anche sul Comune di Vasto possano piovere azioni legali e condanne al risarcimento dei danni.
«Invito tutti a seguire le normative in essere in materia di musica all’aperto», dice il sindaco, Francesco Menna. «I giudici della Cassazione sono chiari e, laddove si dovessero trasgredire le leggi e violare la quiete pubblica, scatterebbero misure molto restrittive, oltre che responsabilità penali e risarcitorie». La suprema corte ha infatti stabilito che, se i rumori causati dalla movida sono troppo forti, nocivi per la salute dei residenti e non rispettano le norme di quiete pubblica, i Comuni devono risarcire i danni. Un verdetto che potrebbe aprire la strada a una miriade di ricorsi in grado di prosciugare le casse dei municipi. «È nostro dovere costruire una città del benessere, capofila della Costa dei Trabocchi e non creare disagio o problemi ai cittadini e ai turisti».
L’ordinanza è in vigore dal 6 giugno. Prevede tre regole principali rivolte a titolari e gestori. La prima è il divieto di somministrare le bevande all’interno di bicchieri e bottiglie di vetro fuori dai locali. La seconda è l’obbligo di segnalare tempestivamente alle forze dell’ordine la presenza di persone che commettono atti di violenza e disturbano la quiete pubblica, la terza è l’obbligo di controllare che non si formino assembramenti nelle vicinanze dei loro locali. Menna precisa che si tratta di «assembramento molesto».
L’ordinanza fa discutere. Il presidente del consorzio Vivere Vasto Marina, Piergiorgio Molino, ha precisato ieri che le bevande all’esterno vengono già da anni servite in bicchieri di plastica, ma non ha nascosto le perplessità sulla questione assembramenti.
Confesercenti, tramite Simone Lembo, coordinatore provinciale del settore turismo, ribadisce che i commercianti sono impegnati nel rispetto delle norme di sicurezza, ma che non possono mettersi a «fare gli sceriffi». Inoltre precisa che già da tempo l’organizzazione di categoria raccomanda a tutti di vigilare sul disturbo della quiete pubblica, che è il tema della recente sentenza della Cassazione.