Automotive Abruzzo, c’è ottimismo: «Scommettere insieme su competenze, ricerca e innovazione»

Si è aperta nel ricordo di Giovanni Di Fonzo e nella sala convegni a lui intitolata, la presentazione del secondo rapporto del Polo Automotive d’Abruzzo, tenutasi oggi nella sede di Santa Maria Imbaro. Un report che, arriva dopo quello del 2019, in cui nonostante le indubbie problematiche e difficoltà si respira aria di ottimismo con le aziende abruzzesi pronte a reagire e soprattutto a cogliere le sfide future ma anche e soprattutto a breve e medio termine. I dati parlano di oltre 6 miliardi totali di fatturato con una ricaduta occupazionale che tocca le 13mila unità tra aziende grandi e piccole-medie imprese.

A illustrare lo scenario attuale è stato il direttore del Polo Automotive, Raffaele Trivilino: «I numeri dell’Abruzzo sono paragonabili a quelli di una regione virtuosa del nord-Italia e dimostrano l’importanza e validità di un comparto che da solo vale il 13% del pil industriale regionale e contribuisce al 48% del settore dell’export. I problemi derivanti dalle delocalizzazioni o dai costi ci sono, ma spesso dalla “crisi” si può trarre delle opportunità se si reagisce con efficacia. La ricetta è fare squadra e scommettere insieme su competenze, ricerca e innovazione». A fare da traino al settore ci sono i colossi Fca Italy e Honda con le sedi della Val di Sangro.

Dal rapporto – spiegato ai presenti dalla responsabile alla comunicazione del Polo Automotive Daniela Di Cecco – emerge che le aziende sono state mappate mediante la partecipazione ad un questionario articolato in sette aree tematiche: descrizione impresa, innovazione, digitalizzazione, impresa e mercato, relazioni inter-organizzative, fabbisogno delle competenze e logistica. Delle 76 aziende contattate, hanno risposto in 29 che rappresentano il 77% del fatturato di riferimento. Dopo una sensibile diminuzione della richiesta di veicoli, causata nel 2020 anche dalla pandemia si osserva nel 2021 e 2022 una risalita con una evoluzione che porterà verso i radicali cambiamenti della transizione elettrica.

Tra i relatori presenti Paolo Accastello (Fca Italy Atessa Plant) ha confermato la presenza dell’azienda sul territorio della Val di Sangro e la voglia di continuare a investire. «Ripartiamo dal dato del 2022 e dalle 7mila vetture prodotte un risultato di rispetto che ci fa guardare al futuro con ottimismo. Le sfide – ha affermato Accastello – ci pongono davanti ad obiettivi a cui non vogliamo rinunciare. Queste sfide non riguardano il volume degli ordinativi ma più che altro quello delle materie prime e dei cosiddetti “semiconduttori” ma anche su questo aspetto la situazione è in miglioramento».

Accastello ha parlato anche dello stabilimento polacco di Gliwice e di come questo non debba essere visto come uno spauracchio o una minaccia ma come un modo per rispondere concretamente alla mole di lavoro e di ordini che la sola Val di Sangro non riuscirebbe a soddisfare. «Per il prossimo anno – ha affermato ancora il manager – posso preannunciare la creazione del primo veicolo elettrico creato esclusivamente nello stabilimento di Atessa e la nuova versione brandizzata da Toyota dei nostri veicoli commerciali. La competitività si conquisterà con il miglioramento della logistica e delle infrastrutture, con la transizione ed efficientamento energetico (che secondo i programmi di Accastello prevederà anche la realizzazione di comunità energetiche) ed anche con una nuova visione gestionale con cui aumentare la fiducia dei lavoratori e l’attaccamento dagli stessi all’identità aziendale».

Marcello Vinciguerra della Honda Italy ha ribadito che la «sfida sarà quella di raccogliere tutte le opportunità coinvolgendo nel settore professionale e formativo le scuole, le università e realtà come l’Its Meccanica». In conclusione sia il presidente Marco Marsilio che l’assessore Daniele D’Amario hanno posto l’accento sulle azioni concrete da mettere in campo per il rilancio del comparto con la «Regione che continuerà a dare il suo supporto al settore sia nel breve che nel lungo termine, sia continuando ad ascoltare le imprese, per intraprendere iniziative che nascano nel cuore produttivo del sistema e non solo sui tavoli istituzionali».

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