I centri riabilitativi e destinati ad anziani, disabili e alla cura delle demenze (Rsa, Ra, Rre e centri ambulatoriali) potrebbero essere presto investiti da una grave crisi di settore. A suonare il campanello d’allarme è Confindustria Chieti Pescara che prende in esame l’annosa questione delle tariffe per il ricovero riconosciute dalla Regione mai aggiornate.
Le dotazioni economiche destinate dalla Regione a questo settore sono infatti ferme agli indirizzi del biennio 2001 /2002. «Negli anni successivi – spiega Confindustria in una lettera indirizzata al comitato ristretto dei sindaci e al direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti, Thomas Schael – la stessa Regione, e di conseguenza le aziende sanitarie, tanto negli atti di programmazione, tanto nelle ricognizioni epidemiologiche, hanno certificato più volte la carenza di prestazioni nelle aree sopra indicate, stimando fabbisogni teorici di gran lunga superiori rispetto a quanto attualmente soddisfatto. A tali stime, tuttavia, non sono seguite le necessarie dotazioni finanziarie, inficiando così lo stesso scopo della ricognizione svolta».
Per l’associazione di categoria il mancato aggiornamento delle tariffe è un freno al riequilibrio del Sistema Sanitario Regionale che rende in parte inefficaci anche i programmi di de-ospedalizzazione dell’ultimo decennio (Assistenza Domiciliare Integrata).
La cristallizzazione delle tariffe a oltre dieci anni fa risente anche della mancata rivalutazione monetaria (non essendo mai state adeguate neanche agli indici Istat). Dall’altra parte, però, c’è stato il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di riferimento «che hanno concorso a rendere maggiormente gravoso il costo del lavoro».
«È facile evincere il profilarsi di una crisi di settore con ripercussioni certe tanto sui livelli produttivi e occupazionali delle aziende coinvolte, tanto sulla possibilità di accesso al sistema delle cure territoriali per i cittadini abruzzesi aventi diritto – conclude Confindustria – L’impoverimento della rete di Rsa, Ra, Rre e centri ambulatoriali, favorisce inoltre il ricorso improprio alle strutture sociali e alla assistenza informale delle badanti, con maggiori oneri per i Comuni e maggiori rischi, in assenza di adeguata disciplina di controllo, di esercizio abusivo della professione».