Tra gli effetti visibili dello spopolamento quello probabilmente più immediato è la presenza delle serrande abbassate. Dove una volta c’erano quartieri frequentati e vivi oggi regna il silenzio, soprattutto in alcune zone: basti pensare ai centri storici, autentico cruccio anche dei comuni più grandi.
Quello del patrimonio immobiliare in disuso (in tanti casi si può parlare di vero abbandono) è uno dei problemi principali legati al calo demografico: senza alcuna manutenzione e spesso dagli eredi irrintracciabili tra le strade dell’emigrazione, le case disabitate rappresentano per le amministrazioni comunali un problema di degrado e di sicurezza pubblica. Non sono rari i crolli di tetti e solai durante le ondate di maltempo con i sindaci che si ritrovano a emettere ordinanze di demolizione e messa in sicurezza di calcinacci pericolanti.
Quelli citati sono i casi più estremi di un fenomeno che però traccia ancora con maggior precisione la mappa dei territori fragili sotto questo aspetto. Negli ultimi anni anche nel Vastese si sono avuti esempi di vecchie case acquistate da stranieri benestanti – soprattutto da Inghilterra e Stati Uniti – che hanno deciso di trasferirsi in Italia cambiando radicalmente stile di vita e rimettendo a nuovo tali abitazioni, ma, ovviamente, si tratta di un numero esiguo rispetto ai locali a disposizione.
La fondazione Openpolis ha analizzato i dati più recenti messi a disposizione dall’Istat (2019) delle case inabitate in Italia, Chiaro Quotidiano ha ristretto il campo alla provincia di Chieti con particolare riferimento al Vastese.
A livello nazionale la regione con la maggior incidenza di abitazioni non occupate è la Valle d’Aosta con il 56,73%, seguita da Molise (46,66%), Calabria (44,54%) e Abruzzo (41,11%). La provincia dell’Aquila è – sempre a livello nazionale – la terza per incidenza di case senza residenti: 55,09%, è preceduta solo da quelle di Aosta (56,73%) e Sondrio (57,04%). Un dato, quest’ultimo, ben evidente se si vanno ad analizzare i singoli comuni: i primi 9 comuni meno abitati in regione sono nella provincia aquilana. Al primo posto c’è Cappadocia con ben 3.589 abitazioni vuote su un totale di 3.948 (90,91%).
In provincia di Chieti a passarsela meglio è San Giovanni Teatino che vanta la minore incidenza di case vuote: il 79,96% delle abitazioni è abitato. Bene anche Lanciano (72,38%) che supera Cupello (71,60%), Atessa (70,43%), Ortona (70,37%), Scerni (62,02%), Vasto (61,70%), Roccaspinalveti (60,84%) e San Salvo (59.38%). Com’è evidente, un cospicuo numero di locali a scopo abitativo è presente anche nei centri più grandi, dove le cause non possono essere ristrette al solo spopolamento e dove la riflessione va estesa sull’opportunità di un ulteriore consumo di suolo senza cercare prima la rigenerazione dell’esistente inutilizzato.
Il problema, come accade per il calo demografico, è maggiormente sentito nelle aree interne e montano (a parte qualche eccezioni positiva come la già citata Roccaspinalveti). La maglia nera nella stessa provincia tocca a Montelapiano che ha solo 54 case abitate su 334, seguita Roio del Sangro (61 su 362). Si tratta di piccoli centri dal patrimonio già ridotto, il caso emblematico è sicuramente quello di Schiavi d’Abruzzo. Il Comune dell’Alto Vastese in 70 anni è quello che ha subito lo spopolamento più consistente in questo territorio passando dai 4.450 abitanti del 1951 ai soli 702 del 2020 e i numeri delle abitazioni senza residenti è inevitabilmente impietoso: su 2.232 case ne sono occupate in modo continuativo solo 462.
Nel Vastese, complessivamente, le abitazioni inabitate sono 34.342 (il 79,58% del totale). Questo significa che di 43.153 case ne vengono usate con continuità solo un quarto (10.811 corrispondente al 20,42%).
A questa casistica sicuramente sfuggono le case usate solo durante le vacanze, soprattutto estive, quindi soggette a interventi, seppur minimi, di manutenzione: tale numero però non silenzia il campanello d’allarme su uno dei principali effetti collaterali dello spopolamento.
I dati del vastese (in ordine decrescente di tasso di occupazione)