Remo Salvatorelli «ha conciliato il radicamento alla sua terra con una visione su scala globale»

La Pinacoteca di palazzo d’Avalos ha ospitato ieri la presentazione del libro Dalla bottega alla fabbrica, autobiografia dell’imprenditore vastese Remo Salvatorelli. Nel giorno del novantesimo compleanno del fondatore della Vastarredo, sono stati in tanti a partecipare all’incontro moderato da Nicola D’Adamo in cui sono state ripercorsi alcune delle tappe significative della storia di Salvatorelli che si è snodata parallelamente a quella dello sviluppo della città e del territorio. «Salvatorelli si è distinto per l’amore per la famiglia, l’amore per la sua impresa, l’amore per la sua Vasto e, in particolare, per la zona industriale e il porto», ha detto il sindaco Francesco Menna nei saluti introduttivi. «Le città non sono fatte solo di monumenti ma sono fatte anche di uomini che hanno segnato la storia di quei territori».

Salvatorelli con Felice e Fiore

Salvatorelli ha scritto il libro, edito da Cannarsa, in collaborazione con Beniamino Fiore, che ha curato anche la parte fotografica, il professor Costantino Felice ha scritto la prefazione. Maria Antonietta Cannarsa ha ringraziato Salvatorelli per aver scelto la casa editrice della sua famiglia e, oltre ai curatori, Remo Petrocelli, per la revisione dei testi, e il fotografo Nicola Presenza. «Nello scrivere una biografia o un’autobiografia si scende su un terreno scivoloso con il rischio di fare un monumento di se stesso – ha detto il prof. Felice -. Ma Remo è stato molto bravo nell’avere uno sguardo più ampio, cercando di tenere da parte i sentimenti, portando avanti un lavoro serio, non dai temi enfatici». Felice ha sottolineato come «non sempre un facitore di storia è consapevole del valore di ciò che sta compiendo. Remo ha inserto la sua attività nel contesto dell’industrializzazione del Vastese. Quella del nostro territorio è stata una delle prime industrializzazioni del Mezzogiorno, la prima in Abruzzo. Ed è riuscita grazi a diversi fattori, potendo contare su un capitalismo pubblico e privato». Nel ricordare l’arrivo di figure preziose come Enrico Mattei e Raffaele Mattioli e l’arrivo dei grandi insediamenti di Siv e Magneti Marelli, che hanno dato sviluppo ad un importante indotto, Felice ha ricordato come «quello di Remo Salvatorelli è un caso diverso, non legato all’indotto. Partendo da una bottega di falegname è riuscito a sviluppare un processo diverso, capendo come cogliere un’opportunità come quella della scolarizzazione di massa».

Per Felice, «Remo Salvatorelli è riuscito a conciliare una dimensione locale, il suo essere vastese, il forte attaccamento alle radici, con una proiezione su scala internazionale». Ne ha evidenziato anche «la profonda coscienza etica e civile che lo ha fatto impegnare nello sport, nella solidarietà, nel volontariato, anche attraverso i Lions». E Salvatorelli ha «avuto anche un protagonismo con la nascita di Assovasto, staccandosi da Confindustria per la tutela delle imprese di questo territorio».

Il ricavato della vendita dei libri (disponibili all’edicola di Lanciano o contattando il Lions Club Vasto Host) sarà destinato al Villaggio della Solidarietà di Wolisso, in Etiopia, progetto sostenuto dai Lions del Distretto 108. «Da anni aiutiamo quella comunità – ha spiegato Michele Spadaccini, del Lions Club Vasto Host -, dove ci sono più di mille tra bambini e ragazzi. Abbiamo costruito aule, un campo da calcio, da basket, ora ci occuperemo della parte medicale, della clinica dentale, della nursery. Abbiamo tanti amici che ci danno una mano per dare istruzione, un pasto al giorno e delle classi con banchi e sedie a quei bambini e ragazzi».

Remo Salvatorelli non è riuscito a trattenere le lacrime nel ricordare la moglie Concetta, scomparsa lo scorso novembre. «Ci teneva tanto anche lei a questo libro», ha detto nel ringraziare tutti i presenti. «Gli eventi della mia vita sono stati tanti, voglio ringraziare la mia famiglia e i miei figli, Emidio, Nunzia, Luciana e anche Daniela che ci guarda da lassù, perchè mi sono stati sempre vicini. Spero che, anche nel futuro, la mia famiglia andrà avanti». Un grazie anche a Costantino Felice e Beniamino Fiore, «per avermi accompagnato nella scrittura di questo che è un libro vivo, dove ci sono il bene e ci sono le difficoltà». Salvatorelli ha poi raccontato molti dei passaggi presenti nel libro, tra i vividi ricordi degli anni della guerra e i momenti di avvio della sua impresa.

«Ringrazio mio padre, uomo di valore e di valori – ha detto la figlia Luciana nel rappresentare il pensiero dei figli -. Mi ha dato insegnamenti virtuosi, mostrandomi che non bisogna ma arrendersi perchè la vita è un dono prezioso». L’ultimo pensiero affettuoso della serata è quello dei nipoti. Ai presenti in Pinacoteca si sono uniti i videomessaggi di chi non è potuto esserci. «Mio nonno ci ha fatto conoscere la storia della guerra e del dopoguerra, con tanti racconti – ha detto Andrea Spadaccini, il maggiore tra i nipoti -. I suoi insegnamenti sono stati e saranno sempre preziosi. E mi piace sintetizzarli con una frase di Nelson Mandela: io non perdo mai, o vinco o imparo».

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