Lanciano, Villa Sorge come monito da non dimenticare

Recentemente dalle colonne de il “Corriere della Sera” il giornalista e saggista italiano Ferruccio de Bortoli parlando del 27 gennaio ha scritto che «la memoria è come un giardino: va curata altrimenti si ricoprirà di erbacce e i fiori dei giusti scompariranno divorati». La sua frase è quanto mai adatta e simbolica per la commemorazione che questa mattina, venerdì 27 gennaio, si è svolta al Parco delle Memorie sulla cui erba sorge il monumento che testimonia l’esistenza del campo d’internamento e concentramento di Villa Sorge istituito il 29 giugno 1940 in questo edificio di proprietà dell’omonima famiglia.

Attivo fino al 1943 qui furono recluse “senza processo nè difesa” ben settantacinque donne tra cui Maria Eisenstein (1914-1994) un’ebrea austriaca giunta in Italia per i suoi studi umanistici e qui internata nel giugno 1940. Il merito di questa donna eroica è stato quello di aver compilato un diario che contiene una cronaca dettagliata delle atrocità che qui avvenivano e di cui lei fu diretta testimone. Dal 2007 con l’erezione del monumento è stato creato un vero spazio della memoria che ospita anche la statua in ricordo del Samudaripen, il sistematico genocidio perpetrato contro le popolazioni rom e sinti dal regime nazista.

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Alla cerimonia hanno partecipato le Forze dell’Ordine, le associazioni d’Arma e Combattentistiche che hanno reso onore alle vittime di questa pagina di storia nazionale ma anche frentana. Dopo l’arrivo del gonfalone e l’esecuzione dell’inno nazionale è stata deposta una corona di alloro ed il sindaco di Lanciano Filippo Paolini, accompagnato dall’assessore alla Cultura Danilo Ranieri, ha voluto ricordare le donne che qui furono confinate con la violenza, «Villa Sorge con la sua vicenda di dolore e segregazione ci guarda dal passato ed il suo monito ed insegnamento deve spingerci a non dimenticare e ad impedire che un giorno quei venti di guerra e discriminazione possano tornare: l’antisemitismo non è scomparso ma con la memoria, la testimonianza e la ricerca storica si può tramandare ai posteri la verità di un periodo oscuro nella storia dei popoli nella speranza che questi orrori restino confinati solo nei libri di storia».

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