«Il rooming in è una pratica importante per favorire l’attaccamento tra mamma e bambino, ma le esagerazioni non fanno per noi». Parla così il responsabile del reparto di Pediatria e Nido dell’ospedale Renzetti di Lanciano, Nicola Ranieri. All’indomani della tragedia del Pertini a Roma, in cui un neonato è morto tra le braccia della mamma che, stanca, si è addormentata mentre lo allattava poche ore dopo del parto, e per cui è stata aperta un’inchiesta giudiziaria, si apre il dibattito sulla gestione del post parto negli ospedali.
A Lanciano, la pratica del rooming in c’è da circa 25 anni ma solo da qualche anno è messa in pratica nel vero senso del termine. I neonati restano cioè in camera con le mamme sin da subito, tornando nel nido solo per visite e incombenze cliniche.
«Fino a qualche anno, la pratica del rooming in era più soft e comunque sia facoltativa – spiega Ranieri -. I neonati oggi invece, anche grazie ad una più generale consapevolezza sull’argomento, sono in camera con le mamme h24. Ma se una madre viene da un parto cesareo oppure un travaglio lungo e difficile ed è stanca e ha bisogno di dormire, di certo non le neghiamo alcune ore di sonno – dice il pediatra -. Riposarsi e rimettersi in forze è non solo fondamentale per la mamma, ma anche per porre le basi per un allattamento ottimale».
Insomma, nessuna costrizione o imposizione per le neomamme al Renzetti, ma anche nessuna demonizzazione di una pratica che mira alla creazione ed al consolidamento, già dai primi attimi, del rapporto tra mamma e figlio. Così come la presenza di ostetriche ed infermiere del nido, pronte a dare un supporto nei primi giorni di vita del bambino. «Il rooming in è importante e continueremo sicuramente a praticarlo – conclude Ranieri – senza però dimenticare di cosa hanno bisogno le mamme e cioè di essere ascoltate, accudite e messe nelle condizioni migliori per poter iniziare il meraviglioso e difficile viaggio che è la maternità».