«L’albero ci è caduto addosso in un attimo, siamo vivi per miracolo. Sull’altra corsia saremmo morti»

Non bastano 24 ore per smorzare la paura. «Stanotte non ho chiuso occhio», dice la 46enne di Vasto che guidava l’auto travolta da un albero ieri mattina, nella giornata in cui neve, vento e acquazzoni si sono abbattuti sull’Abruzzo [LEGGI] causando molti problemi. A Vasto sei pini sono crollati [LEGGI].

«Siamo vivi per miracolo». Le trema ancora la voce mentre racconta l’esperienza agghiacciante vissuta in prima persona con suo figlio quindicenne e un coetaneo compagno di liceo. Contatta Chiaro Quotidiano perché vuole che la gravità dell’accaduto non passi sotto silenzio. Per tutelare la privacy dei minorenni, non pubblichiamo nomi né iniziali di nessuno.

La testimonianza – «Erano più o meno le 12,20. Ero andata a prendere mio figlio, che esce dallo Scientifico alle 12,10. Con noi c’era anche un suo compagno di classe, avrei accompagnato a casa anche lui».

L’auto stava transitando in via Spataro costeggiando il parco Falcone e Borsellino. La Lancia Y era arrivata quasi all’incrocio con via San Rocco, quando madre, figlio e compagno di scuola hanno fatto appena in tempo a rendersi conto di cosa stesse succedendo. Si sono ritrovati intrappolati nell’abitacolo: «L’albero è caduto in un secondo. Me lo sono trovato addosso, sono riuscita a frenare un attimo prima che i rami potessero sfondare il parabrezza. La prima cosa che ho fatto è stata girarmi verso i ragazzi per chiedere: “Come state?”. Ero sotto shock. Sono riuscita a chiamare mio marito per chiedere aiuto. Poi ho sentito le voci di alcune persone: erano il proprietario e i clienti del bar Rossetti, i passanti e un finanziere in borghese. Sono arrivati immediatamente a soccorrerci, avevano i volti terrorizzati. Li ringrazio tutti. La portiera si apriva di pochissimo, non ci passavamo. Perciò abbiamo abbassato il finestrino perché potevamo uscire solo da lì. Nel bar ci siamo seduti e ci hanno offerto acqua e tè e molto altro per farci riprendere dallo spavento. Sono state le persone che ci avevano soccorso a chiamare il 115. Sono arrivati i vigili del fuoco, che mi hanno chiesto se avessi bisogno di un’ambulanza, e la polizia locale. Insieme hanno rimosso la macchina, che ha un finestrino rotto e il tettuccio piegato dal peso dell’albero. Poi è arrivata anche una pattuglia della polizia di Stato a sincerarsi delle nostre condizioni. Tramite la Protezione civile, il sindaco mi ha contattato telefonicamente per chiederci come stavamo. La madre del compagno di scuola di mio figlio ci ha accompagnato al Pronto soccorso».

I medici dell’ospedale San Pio da Pietrelcina hanno diagnosticato un colpo di frusta ai due ragazzi, con prognosi di sette e cinque giorni, mentre alla donna hanno applicato un collare e somministrato degli ansiolitici per ridurre lo stato di forte tensione. «Capisco la tutela del clima e del verde, ma quell’albero è caduto in un secondo. Ed è morto lo stesso. Ieri si è sfiorata la tragedia. Siamo vivi per miracolo: nell’altro senso di marcia saremmo morti. Ora che lo racconto, non riesco ancora a calmarmi».

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