Il castello di Roccascalegna sulla copertina della rivista “Medioevo”

Bianche ed eleganti mura svettano su un arcigno sperone di roccia mentre ai loro piedi la valle e le campagne silenziose e deserte iniziano a coprirsi di uno strato di neve: sembrerebbe una descrizione tratta da un romanzo storico di Umberto Eco, raffigurata in qualche antico libro miniato o “ricostruita” in computer graphic al pc per qualche scena in salsa fantasy de “Il Signore degli Anelli” e “Il Trono di Spade”. In verità nello splendido scatto di Paolo Silvestri che campeggia sulla copertina di gennaio della rivista “Medioevo: un passato da riscoprire” di fantastica c’è solo la straordinaria bellezza di un castello tra i più belli ma meno conosciuti della nostra penisola. Sarà che in Italia forti, fortezze e manieri non mancano quello di Roccascalegna sembrava finito un pò nel dimenticatoio, prima che un lungo e fondamentale restauro non ne riportasse a galla, la storia che da millenni lo avvolge e che parlano attraverso le sue mura.

Sono ben otto le pagine che, nell’articolo di Franco Bruni, l’importante rivista dedica in gennaio al monumento abruzzese. Un nido dell’Aquila collocato in una cornice fiabesca (qui sono stati girate diverse pellicole cinematografiche tra cui “Il Nome della Rosa” che nel 1986 vide la partecipazione di Sean Connery) nel cuore del Sangro Aventino ed a ridosso della Maiella. Nell’articolo, facente parte della rubrica “Medioevo Nascosto” l’autore prova a ricostruire la genesi storica e le vicende costruttive del castello già menzionato in un documento del 1160. Misterioso è anche il nome del borgo su cui il monumento sorge e che Bruni ipotizza derivante dalla parola longobarda Aschari, forse identificativo di un capo militare di stirpe longobarda che quì creo un primo avamposto fortificato con cui presidiare la zone e controllare la fascia costiera occupata dai Bizantini.

Ma al di là delle lunghe vicende storiche e dei passaggi di mano con cui questa straordinaria architetture difensiva è arrivata noi è importante notare come grazie al restauro ed al recupero avvenuto negli anni Novanta, il castello sia tornato ad emanare quella sua particolare bellezza che mista al mistero, affascina ogni anno migliaia di visitatori. Il borgo ha infatti beneficiato della “nuova vita” del castello ospitando sempre più turisti, eventi e manifestazioni. Un indotto culturale positivo generato dal Medioevo che ci dimostra come dalla valorizzazione, conoscenza e promozione del territorio possano nascere importanti occasioni e vetrine per i borghi e le bellezze del nostro Abruzzo.

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