Ha iniziato il suo percorso in Sevel da ancor prima di mettere piede dentro lo stabilimento di Atessa, con il corso di formazione fatto a Torino, tra Mirafiori ed il Lingotto, prima di iniziare a lavorare ufficialmente in Val di Sangro. Antonio, 63 anni, in pensione dal 2021, è stato in Sevel fin dagli albori nel 1980, entrando come rifornitore e concludendo la sua carriera come capo ufficio di gestione di materiali di montaggio. «Dopo il corso a Torino, siamo stati tra i primissimi ad entrare in Sevel ed eravamo come una grande famiglia dove, nonostante il duro lavoro, si andava volentieri – racconta Antonio a Chiaro Quotidiano -. All’inizio non eravamo abituati a quel lavoro così ripetitivo, ma piano è cresciuto il personale ed è aumentata la produzione». E Antonio era presente il 28 novembre 1981 quando il presidente Sandro Pertini arrivò ad Atessa per l’inaugurazione dello stabilimento e nel 2015 all’ultima visita in Val di Sangro di Sergio Marchionne.
Memorabili, come ricorda lo stesso Antonio, i tornei di pallavolo aziendali, con partite fino in Francia, ma anche quelli di calcio, tennis e calcetto con i dipendenti degli altri stabilimenti del gruppo. «La Cedas Volley Lanciano, la società sportiva fondata insieme ad alcuni amici, è nata proprio da lì – spiega Antonio -. I primi allievi sono stati i figli dei dipendenti Sevel, fino ad arrivare alla società che è diventata oggi».
I primi tempi a lavorare erano circa in 500, fino ad arrivare ai quasi seimila di oggi e ai 210mila furgoni prodotti lo scorso anno. «La crisi dei componenti si è fatta duramente sentire ad Atessa con i fermi che tutti conosciamo e la produzione diminuita bruscamente – conclude Antonio -. Sevel resta però l’opportunità più grande del nostro territorio e, anche se di fatto non cambierà granché, per chi come me è nato e cresciuto con quel nome, sapere che non esiste più fa un certo effetto. La grande insegna sullo stabilimento? Forse sono un romantico, ma spero non la cambieranno».