Anno dopo anno, nella notte più lunga, tradizione e culto popolari alimentano, come l’indispensabile catasta di legno, il Fuoco di San Tommaso. Stasera San Salvo ha rievocato l’evento della notte tra il 20 e il 21 dicembre 1745 quando, su donazione di papa Benedetto XIV, arrivarono le reliquie di San Vitale Martire, che i sansalvesi vollero come loro protettore.
Ad accoglierle quest’anno la sindaca eletta a giugno, Emanuela De Nicolis: «Avverto il peso del gesto simbolico dell’accensione del fuoco», dice non nascondendo l’emozione della prima volta. «Quello che stiamo vivendo ha un forte valore sociale perché aggrega. Per chi crede e venera San Vitale ha una forte valenza religiosa. Ancora oggi, affidiamo a San Vitale la protezione della nostra città e dei suoi abitanti». Una rievocazione che è «memoria storica collettiva per un legame molto forte di San Salvo con il suo santo patrono e con le sue radici contadine. Per un popolo come quello sansalvese che cerca di coltivare la propria storia per tramandarla nel tempo nella consapevolezza che solo la memoria aiuta a identificare e a rendere riconoscibile una comunità attraverso dei segni».
All’organizzazione dell’evento, oltre alla parrocchia di San Giuseppe, hanno contribuito Horse Men Team, Pro Loco San Salvo, Amici delle Tradizioni, New Generation, Nuovo Sipario d’Argento, Protezione civile Val Trigno, Croce Rossa Italiana, Corale Città di San Salvo, Fir Cb San Vitale e Gruppo Alpini San Salvo.
San Vitale e il Fuoco di San Tommaso, benedetto dal parroco, don Raimondo Artese, sono forieri di pace, perché «gli orrori della guerra, di ogni guerra offendono Dio. Il grido dei bambini, delle donne e degli uomini feriti dalla guerra sale a Dio. Con la guerra tutti siamo sconfitti: che la guerra finisca Che il fuoco acceso questa sera illumini i nostri cuori e apra le nostre coscienze all’accoglienza e all’ascolto dell’altro».
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