Enzo Decaro apre la stagione del Grido CineTeatro, con la direzione artistica di Acs, accompagnando il pubblico in un viaggio insieme ad Ulissse. Un’Odissea Infinita è lo spettacolo andato in scena al Teatro Madonna dell’Asilo in cui Decaro, accompagnato da Francesco Mancarella al pianoforte e da Filippo Scrimieri al beatbox, attraversa epoche e mondi artistici nel segno del protagonista dell’opera di Omero. «Un viaggio che ci sopravviverà, che non finisce mai», dice l’attore campano nel ricordare quanto la figura di Ulisse sia centrale in tanta produzione letteraria e artistica in ogni epoca. Questo viaggio immaginario ondeggia tra la narrazione e lo spettacolo, con la musica a sottolineare i passaggi cruciali e l’anima partenopea di Decaro che emerge con delle pillole di leggerezza.
La sua narrazione parte da Umberto Saba, esule e un po’ naufrago, proprio come Odisseo, toccando poi Dante e Boccaccio, Guccini e Springsteen, Kafka e Terzani, De Filippo e Kafavis. L’Odissea nasce dal racconto e poi dalla scrittura di Omero, la cui figura è essa stessa avvolta nel mistero. «Mi piace l’idea di immaginare questo vecchio, saggio, raccontatore. Omero era non vedente ma aveva una visione». L’Odissea è il primo dei grandi classici, «quei riferimenti che sono un grande supporto al nostro crescere. Sono testi che, più che dare risposte, ci fanno delle domande: chi siamo, dove andiamo, qual è il nostro posto nel mondo?».
C’è Dante e il suo incontro all’inferno, insieme a Virgilio, con Ulisse che diventa alter ego del poeta fiorentino. «A lui fa dire quel fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute a canoscenza che Dante rivolge ai suoi contemporanei ma che vale ancora oggi». Non c’è autore che, nella sua produzione, non si sia imbattuto nella figura di Ulisse, un eroe di tutte le epoche, un dottor Jekyll e mister Hyde del 12°-13° secolo avanti Cristo.
Con le vicende della navigazione per il ritorno a Itaca, «l’Odissea è la capostipite di tutte le serie tv. Ci sono le sfide affrontate nel viaggio, come quella con le sirene, l’avanzare in mare per inseguire la conoscenza di ciò che c’è oltre». Per Decaro «Ulisse è il premio Nobel delle vie d’uscita, l’uomo che ci insegna che gli ostacoli non vanno aggirati ma affrontati».
Si passa per Eduardo De Filippo e Borges, che «non sopporta l’idea di un Ulisse fermo a casa», Pascoli e Leopardi con il suo Infinito per chiudere con Lucio Dalla. «Itaca, Itaca, Itaca. La mia casa ce l’ho solo là ed a casa io voglio tornare. Dal mare».
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