Energia, per la Asl rincari da 16,7 a 40,3 milioni di euro: «Ecco il nostro piano di risparmio»

La Asl Lanciano Vasto Chieti cerca di risparmiare per fronteggiare l’aumento del costo dell’energia. Per l’anno in corso la spesa prevista per energia elettrica e gas è di 40,3 milioni di euro, mentre nel 2021 era stata di 16,7 milioni e la previsione per il 2023 non è migliore.
Per questo motivo l’azienda sanitaria ha pensato a un piano per ottimizzare eliminando la dispersione di attività e servizi che si traduce in un numero eccessivo di edifici e padiglioni da riscaldare.
La prima decisione su questo fronte è il trasferimento nel vecchio “SS. Annunziata” dei pochi uffici rimasti nella palazzina ex Inam di Chieti è la concentrazione nei piani inferiori delle attività dell’ospedale di Ortona.

I rincari, spiegano dalla Asl (che pesano per circa 25 milioni di euro sui conti), equivalgono gli investimenti in tecnologie previsti in cinque anni con il Pnrr per la realizzazione di Case, ospedali di Comunità e Centrali operative territoriali con il rischio di vanificare tutto in assenza di misure di contenimento della spesa energetica. Oltre all’ottimizzazione degli spazi, la Asl conta di risparmiare anche con l’installazione di 10mila nuove lampade a led e la riqualificazione energetica attraverso la coibentazione di alcune strutture come i distretti sanitari di Torricella Peligna e Villa Santa Maria e l’ospedale di Chieti. Il piano prevede un risparmio di circa 2 milioni pari al 5% dell’intera spesa per l’energia, per far fronte alla quale la Asl, al pari delle altre associate alla Fiaso (a cui fanno capo le aziende sanitarie di tutta Italia), aspetta dal Governo un aiuto consistente.  

«Sono costi che vanno ridotti recuperando efficienza dove si può – precisa il direttore generale Thomas Schael – perché i fondi a disposizione non sono illimitati, e per far fronte agli aumenti non possiamo incidere sull’assistenza che resta la nostra priorità. Solo per fare un esempio: i consumi energetici delle tre risonanze magnetiche nei nostri ospedali sono pari a quelli di 360 famiglie, così come corrispondo a 215 famiglie quelli dei due acceleratori lineari della Radioterapia. Se si aggiungono Tac, angiografi e altri apparecchi, l’alta tecnologia consuma in anno quanto mille famiglie, un quartiere di una città, ma è evidente che su questo fronte non esistono margini di manovra. Le scelte a cui stiamo dando corso, invece, pur  necessarie, non penalizzano le attività, che vanno concentrate in spazi nei quali non tutti gli ambienti sono utilizzati. In sostanza, abbiamo aree semivuote e altre nelle quali restano ancora stanze a disposizione: tenere gli impianti accesi in entrambe è uno spreco inaccettabile in tempi come questi, che impongono decisioni e comportamenti virtuosi». 

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