Cultura, educazione, parole: così l’Ite Gissi-Casalbordino dice “No” alla violenza

Anche gli studenti dell’ITE di Gissi e di Casalbordino hanno gridato il loro “No” alla violenza di genere. In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, tante le iniziative con cui gli alunni dell’Istituto hanno ricordato la data del 25 novembre, attraverso momenti di riflessione e condivisione, di sensibilizzazione contro ogni forma di violenza.

I ragazzi dell’ITE di Gissi si sono riuniti nell’Aula magna alla presenza della dirigente scolastica Aida Marrone, da sempre molto sensibile a queste tematiche. «La dirigente – affermano dall’Istituto in un comunicato – ha espresso una profonda riflessione su ogni forma di violenza, non solo quella contro le donne ma anche contro i tanti bambini che vengono maltrattati. A seguire, l’intervento con la dottoressa Mara Ricciuti, psicologa e psicoterapeuta, è stato molto formativo per i ragazzi poiché, esaminando i vari tipi di violenza, psicologica, economica e sessuale, ha spiegato loro quali siano le strategie per capire se un individuo potrebbe rivelarsi nel tempo violento e, nello stesso tempo, prestare attenzione a quelle espressioni che rappresentano dei campanellini d’allarme per farci capire che da quella persona bisogna allontanarsi. La Psicologa ha sottolineato, inoltre, i pericoli della rete cui gli adolescenti sono esposti quotidianamente ed ha affrontato il tema del revenge porn, spiegando ai ragazzi che è un tipo di violenza che si sta diffondendo moltissimo, soprattutto tra i giovani».

La dottoressa Ricciuti ha invitato più volte i ragazzi a «denunciare episodi di violenza, qualora ne siano a conoscenza, e a chiedere aiuto agli psicologi; di non chiudersi in sé stessi ma avere il coraggio di parlarne con un amico, un familiare o qualcuno che possa capire. Una domanda che la psicologa ha rivolto agli studenti è stata questa: “secondo voi un uomo che usa violenza nei confronti di una donna, è un uomo forte?”. Sicuramente no, è un uomo che mostra tutta la sua debolezza e che si nasconde usando violenza verso un essere più debole fisicamente. Una frase che ha colpito molto i ragazzi: la violenza non è solo uccidere un’altra persona ma anche obbedire e subire per paura. La violenza è molto sottile, è profonda, nella violenza ci si dimentica chi siamo». Emozionante la lettura, da parte di alcuni alunni, della poesia di Alda Merini “Sorridi donna” seguita da una riflessione in lingua inglese.

«Presso l’ITE di Casalbordino – affermano – la giornata è iniziata con le parole della professoressa Mariateresa Santini, responsabile di plesso, che ha sottolineato che la violenza contro le donne rappresenta un’intollerabile violazione dei diritti umani e continua a rappresentare un ostacolo per il raggiungimento dell’uguaglianza. Ha poi ricordato che la ricorrenza viene celebrata il 25 novembre in memoria della morte delle tre sorelle Mirabal, che nel 1960 vennero torturate e uccise nella Repubblica Dominicana, in quanto considerate rivoluzionarie.

A seguire, il professor Daniel di Paolo, psicologo, nel suo intervento ha coinvolto i ragazzi ed interagito con loro, affrontando «dapprima il tema della comunicazione, il potere delle parole in grado di evocare emozioni e reazioni differenti, assieme all’importanza di fermarsi a riflettere sui valori sottesi da un linguaggio che si traduce in cultura nella realtà della vita quotidiana. Prendendo poi spunto dalla vicenda delle sorelle Mirabal, ha sottolineato la predominanza di un’immagine di donna debole, rispetto al modello ispiratore delle sorelle pieno di coraggio ed emancipazione. Sono stati illustrati i dati aggiornati che delineano, inequivocabilmente, il femminicidio come un’emergenza ancora in atto.  L’omertà e l’incapacità di cambiare la mentalità, rispetto ad una piaga sociale che perdura nel tempo, si traducono nella sofferenza di chi vive rinchiuso in una condizione spesso distaccata dal buonsenso. Attraverso il concetto di limite, con riferimento particolare a quei principi condivisi che vengono a mancare quando si mette in atto una violenza, i ragazzi sono stati portati a riflettere al modo in cui la mente possa essere soggiogata e costretta a creare angusti confini in se stessa. Lo psicologo ha favorito una riflessione sulle dinamiche relazionali inerenti al tema, con particolare riguardo agli aspetti comportamentali mossi dalla paura e che offuscano le capacità critiche dei soggetti coinvolti.  La particolare incisività delle sue parole è un invito alla valorizzazione della cultura come mezzo per diventare esseri umani responsabili e più consapevoli».

Gli alunni hanno poi presentato un video, realizzato a tema, illustrato dalla professoressa Paola Marrocco, da cui sono emerse riflessioni profonde sul rapporto tra violenza di genere e linguaggio. Le parole come strumento di violenza, come arma che ferisce, ma esse sono anche chiavi per schiuderne il racconto da parte di chi è vittima, esse rappresentano un balsamo per curare le sofferenze. Inoltre, sono un mezzo per narrare certe dinamiche, informare l’opinione pubblica, mettere in guardia le nuove generazioni, fare prevenzione. Un incontro sulla violenza di genere, che è ormai un appuntamento fisso nella programmazione annuale della nostra scuola, per non abbassare la guardia su un fenomeno che ormai mantiene sempre di più i contorni dell’emergenza sociale».

«Un pubblico sensibile alla tematica affrontata – aggiungono – ha seguito con attenzione il lungometraggio realizzato dagli alunni dell’Istituto prendendo spunto dai monologhi di “Ferite a Morte”, un progetto scritto e diretto da Serena Dandini sulla falsariga della famosa Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. I testi attingono alla cronaca e alle indagini giornalistiche per dare voce alle donne che hanno perso la vita per mano di un marito, un compagno, un amante, un ex. Stragi familiari che, purtroppo, continuano a riempire tristemente le pagine della nostra cronaca quotidiana. Le alunne dell’Istituto hanno dato voce, in taluni casi anche recitando, a un immaginario racconto postumo delle vittime, creando un’occasione di riflessione e di coinvolgimento.  È importante – sottolineano – che vi siano giornate come questa perché tengono le menti accese e possono essere di grande aiuto nelle scuole all’interno delle quali i processi educativi e culturali richiedono tempo e dedizione, ma sono l’unica salvezza per sperare di aver un giorno persone migliori.

La mattinata si è conclusa con un abbraccio solidale, in entrambi i plessi, a voler stringere tutte quelle persone vittime della violenza e a voler ricordare che la violenza contro le donne si combatte solo con l’educazione ma, allo stesso tempo, che essa è l’ultimo rifugio degli incapaci».

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