«Senza Lanciano non sarei mai arrivato in alto» Castori si racconta in un libro

La storia di un impiegato, di un ragioniere di provincia che diventa un allenatore di successo e che dalla nativa San Severino Marche gira in lungo e largo lo stivale. Partendo dai più bassi campionati regionali, grazie ad una gavetta d’altri tempi, scala uno ad uno tutti i gradini della gerarchia calcistica italiana portando a casa ben dieci promozioni. Tolentino, Carpi, Cesena, Trapani e Salerno sono solo alcune tappe di una storia d’altri tempi che Massimo Boccucci e Simone Paolo Ricci hanno raccontato nel libro “Fabrizio Castori: la storia di mister promozioni” edito dalla casa editrice Minerva e presentato ieri, lunedì 24 ottobre al Teatro Fenaroli. Se, nel nominare le città dove il verace mister marchigiano ha scritto la storia, abbiamo saltato Lanciano è solo per un motivo, un motivo che lega stretto come un filo rosso il destino dell’antica capitale frentana a quello di un giovane allenatore che inizialmente non vedeva il calcio nel suo futuro. «Lanciano per me ha rappresentato tantissimo – afferma a Chiaro Quotidiano il mister – e quando posso torno sempre con piacere qui dove ho lasciato tante amicizie: senza l’esperienza sulla panchina rossonera e senza l’educata insistenza del ds Franco Di Battista e del presidente Ezio Angelucci oggi non sarei qui a presentare questo libro». Una storia d’amore iniziata il 17 maggio 1998 con una telefonata e finita con dei trionfi, forse irripetibili che partendo dalla serie D si sono fermati, vittoria dopo vittoria ad un passo dal paradiso, da quella B sfumata a causa di un gol misteriosamente annullato in un caldo pomeriggio sul prato dello “Jacovone” di Taranto.

«Il presidente Angelucci veniva dalla vittoria del campionato d’Eccellenza e continuava a parlarmi di serie B – afferma il mister – io pensai che quel discorso non fosse realistico e cercai di fargli capire di come quella categoria fosse lontana, ma quasi subito mi resi conto che Ezio era un visionario e che forse in cuor suo sapeva che un giorno questa città avrebbe davvero abbracciato quel sogno, anche se senza di noi». Il trio Di Battista – Castori – Angelucci costruisce un team importante, una squadra fatta di amici e di fratelli che in quegli anni ruggenti vive, gioca e soffre all’unisono. E non è un caso se ieri, seduti in prima fila nelle poltroncine del Fenaroli non sono voluti mancare tanti di quei ragazzi della “banda Castori”: Giuliodori, Gennari, Taccola, Indiveri, Anaclerio, Turchi, Tisci e soprattutto Luca Leone che di quel Lanciano diventa subito bandiera e capitano, «sono qui oggi – ha affermato l’ex n.10 – per la grande riconoscenza che provo nei confronti del mister che prese un ometto di ventisette anni con un problema d’identità e che non voleva più saperne di calcio, e lo riportò alla vita, dandogli nuovamente le motivazioni per scendere in campo e lottare».

Anche il portierone Indiveri, nel prendere la parola, ha ricordato quell’epopea, «eravamo una famiglia e pronti a buttarci nel fuoco l’uno per l’altro: abbiamo condiviso tutti nel bene e nel male e lo spogliatoio era il luogo in cui parlare e confrontarsi, non come ora dove vedo i ragazzi prendere in mano i loro telefonini e fare finta di non vedersi neanche in faccia». Simpatico poi l’aneddoto del difensore Mirko Taccola, uno che ha calcato palcoscenici importanti e giocato per Napoli, Inter ed anche in Nazionale, «ricevetti la chiamata del mister per venire a Lanciano: io ero reduce dall’esperienza nella massima serie greca con il Paok Salonicco e non me la sentii di scendere in C2. L’anno dopo – ha ricordato ancora con simpatia Taccola – i rossoneri vinsero il campionato e vennero promossi in C1, il mister mi richiamò ed in maniera molto eloquente mi disse “Mo non mi rompe lu ca…e vieni a gocare qua”. Fabrizio Castori è un uomo ed un allenatore di un calcio e di un mondo che forse non c’è più, ma nel chiudere la serata ha voluto lasciare ancora un insegnamento: «mai dimenticare le proprie origini, le mie sono umili, povere, ma la povertà può diventare una grande ricchezza se ti spinge a dare sempre il meglio di te stesso perchè sul campo e nella vita nessuno ti regala niente». L’unica nota un pò stonata di una bella serata organizzata dalla Supporter Events e dall’assessorato alla Cultura, è stato vedere un Fenaroli con tanti posti vuoti: forse le recenti vicende della squadra cittadina hanno portato disamore, ma un personaggio come Fabrizio Castori meritava di sentire ancor di più l’affetto da parte di quella città che tanto lo ama.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *