Senigallia, la testimonianza di Paolo Bocci: «Normalità lontana. Nelle sciagure riscopriamo l’umanità»

Hanno lasciato tutti sgomenti le immagini arrivate da Senigallia e dalle zone interne delle Marche colpite, tre giorni fa, dall’alluvione che ha provocato l’esondazione del fiume Misa. Il tragico bilancio è di undici vittime e due dispersi. Ovunque ci sono fango, detriti, e i cumuli di materiale che vengono tirati fuori dai locali allagati e depositati in strada. Il coinvolgimento emotivo si fa ancora più forte di fronte a quelle immagini quando dall’altra parte c’è un volto conosciuto. Paolo Bocci è l’amministratore della Sistemi & Gestione di Senigallia, azienda del gruppo Teamservice di Vasto. C’è uno stretto legame tra il professionista marchigiano e i suoi colleghi vastesi che sono rimasti senza parole nel vedere le foto della sua casa, degi uffici dell’azienda, di una città invasa dal fango.

«Sia la mia abitazione che gli uffici sono stati invasi dall’acqua e dal fango», ci racconta al telefono Bocci in una pausa dal lavoro per cercare di ripulire tutto. «Ero a casa con i miei tre figli quando la situazione è peggiorata. La piena del fiume, fino ad una cert’ora, è arrivata lentamente. Noi siamo a duecento metri in linea d’aria dal letto del fiume. Vedevamo su facebook le immagini di chi abita vicino agli argini e ci siamo resi conto che stava per esondare». Sono state ore frenetiche e drammatiche. «Ho cercato di mettere in salvo l’auto e il mezzo aziendale, lavorando a lungo nel fango, scalzo, al buio, ho evitato che l’acqua potesse raggiungere il motore».

La situazione è poi precipitata rapidamente. «Siamo saliti al secondo piano dell’edificio, dove abita il proprietario della mia abitazione. Fortunatamente non siamo stati in pericolo di vita. In una prima fase pensavo di poter mettere in salvo le cose nel garage, poi abbiamo visto salire il livello l’acqua con una velocità impressionante e abbiamo desistito».

Senigallia dopo l'alluvione

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Con l’arrivo del mattino il livello dell’acqua è sceso, lasciando una situazione di forte criticità. «C’è voluta tutta la giornata per tirare fuori il fango da casa, dove il livello dell’acqua era arrivato a 30 centimetri. Mio figlio è andato a vedere la situazione in ufficio, dove sono entrati una ventina di centimetri d’acqua. Occupandomi di hardware, oltre che software, è intuibile quanto l’allagamento abbia provocato danni». Sabato Paolo è stato in ufficio «dove ho pulito tutto. Stiamo facendo gioco di squadra con i miei figli, per riportare alla normalità casa e uffici0».

In questi giorni c’è anche l’attenzione a ciò che è accaduto ad altre famiglie, in altri luoghi della regione. «Per ognuno l’approccio e diverso. Io ho la casa e l’ufficio allagati ma, nell’interno, dove l’ondata è arrivata in modo improvviso e inaspettato, sono stati presi alla sprovvista. E, quanto capitato a noi giù a valle, diventa futile davanti a una vita umana strappata via».

Il post-emergenza «non è facile per niente. Le strade sono tutte piene di montagne di mobili. Facciamo tutti così, per liberare gli edifici dovremo buttare tutto quello che non è recuperabile in strada. Ieri, poi (sabato, nda), c’è stata una seconda allerta. Abbiamo avuto vento e pioggia, non è stato semplice». In un giro per la città all’alba, per raggiungere l’ufficio «la situazione era angosciante. La normalità è lontana».

Dall’Abruzzo – come da tante altre regioni – sono partiti uomini e mezzi della protezione civile per aiutare la popolazione. E anche i colleghi vastesi hanno teso una mano a Paolo e alla sua famiglia per le possibili necessità di questi giorni. «Nelle sciagure finisci per riscoprire l’umanità delle persone. Quando fai la tua vita quotidiana, vivi in un posto, vai a lavorare, finisci con il salutare a malapena il tuo vicino. In queste situazioni si torna a quello che dovrebbe essere. La disgrazia coinvolge tutti e ci si aiuta a vicenda, la forza è quella. Tutti stiamo facendo il possibile».

Una spinta in più a reagire è la volontà di riprendere già da oggi a lavorare. «Devo ripartire il più velocemente possibile, così da essere di supporto a chi ha avuto danni. Già mi hanno chiamato diversi clienti con i computer fuori uso, voglio mettermi a disposizione degli altri. Per fortuna il server è su un soppalco, dove l’acqua non è arrivata, la corrente c’è. Ho ripulito tutto, ci sarà confusione ma posso ripartire. E poi ho tanti clienti che non sono a Senigallia o nelle Marche. Ho ricevuto tantissimi messaggi e offerte d’aiuto dai clienti, questo mi ha fatto molto piacere». E se, materialmente, forse poco si riesce a fare, «sentire gente vicina che vorrebbe esserti d’aiuto, come è stato anche con i colleghi di Vasto, fa bene al morale».

Senigallia all'alba del 18 settembre

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