I 100 anni del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise: un secolo di natura protetta

Cent’anni fa, il 9 settembre 1922, nasceva il Parco Nazionale d’Abruzzo. Per «iniziativa di un Direttorio Provvisorio presieduto dall’onorevole Erminio Sipari, parlamentare locale e autorevole fondatore del Parco, un’area di 12.000 ettari ricadente nei comuni di Opi, Bisegna, Civitella Alfedena, Gioia de’ Marsi, Lecce dei Marsi, Pescasseroli e Villavallelonga, insieme a una zona marginale di 40.000 ettari di Protezione Esterna, divenne Parco Nazionale», si legge sul sito del PNALM. Nel gennaio 1923 il riconoscimento ufficiale da parte dello Stato Italiano. Da lì una lunga storia di protezione della natura, delle sue specie animali e vegetali, che hanno fatto del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (nuova denominazione in vigore dal 2002) uno dei luoghi più visitati e affascinanti d’Italia. In questi giorni tante sono le iniziative che celebrano questi cent’anni di storia. Sui social del PNALM oggi è stata pubblicata una lettera di dedica al Parco.

Caro Parco,
la ricorrenza di oggi è così importante che se ci fermiamo a pensare, ci tremano le gambe. 100 anni di conservazione forse per la Natura sono solo un piccolo attimo, ma per noi esseri umani e per il modo in cui agiamo, sono quasi un tempo senza fine. 36.500 giorni in cui diversi eventi hanno cambiato, stravolto e ricostruito il volto del Parco e il volto di questo territorio. La storia di donne e uomini si è intrecciata con il destino di orsi, lupi e foreste in un legame imprescindibile. È questo connubio simbiotico tra esseri umani e Natura che oggi vogliamo celebrare, perché a volte dimentichiamo quanto la Natura è parte delle nostre vite. Non vuole essere retorica, ma forse se ne accorge solo chi è costretto a vivere in città caotiche e spesso inospitali.

Ecco allora, caro Parco, che è per questo che vogliamo ringraziarti per la tutela che hai assicurato alla nostra infinita Natura, per averci permesso di vivere vicino a diversi compagni di viaggio unici al mondo, come l’orso bruno marsicano, il camoscio appenninico, gli alberi di 560 anni e tanti altri ancora. Grazie perché in un contesto storico e sociale come quello che stiamo vivendo ormai da diversi decenni, che ha visto il progressivo spopolamento delle aree montane e rurali, il nostro territorio, che ha sicuramente accusato il colpo, senza di te sarebbe stato molto peggio.

Grazie di cuore per averci permesso di portare il Mondo in questo piccolo angolo di Terra a scoprire le meraviglie del Parco e a comprendere che la coesistenza con il mondo selvatico, anche se non in termini assoluti, è ancora possibile. Grazie perché quel continuo confronto con le comunità locali, a volte anche con toni forti, ha permesso la nascita e la crescita di una consapevolezza culturale, civica e sociale sul fatto che tutti noi siamo i custodi di un bene superiore e prezioso. Una grande responsabilità verso di noi e verso le generazioni future.

Che altro dire se non augurarti 100 e 100 anni ancora di lavoro incessante al servizio della Natura e di tutti noi.

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