L’estate cupellese si conclude con le “Rime toscibili” de “L’Abruzzese fuori sede”

Le Rime toscibili di Gino Bucci, in arte L’abruzzese fuori sede, per chiudere il calendario estivo del Comune di Cupello. Ad accogliere l’autore di quella che probabilmente è la pagina più nota d’Abruzzo, ieri sera, in una sala gremita, ci hanno pensato le comari Giuliana Antenucci e Antonella Di Loreto con un breve sketch e la Giovane Corale Cupellese che ha intonato il brano Cupell mé.
Gino, 30 anni, ha creato la pagina quasi per scherzo non immaginando il successo che avrebbe raggiunto progressivamente. Oggi conta oltre 210mila follower, e, al di là dei numeri, rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per gli amanti di tradizioni, aneddoti, proverbi e modi di dire riconducibili soprattutto al mondo contadino e a un passato fatto di semplicità e praticità: un luogo di ritrovo che allo stesso tempo fa sentire più vicini i tanti fuori sede d’Abruzzo. Questo è probabilmente tra i meriti più grandi di Bucci: aver realizzato una sorta di archivio virtuale dove tenere traccia di quel patrimonio popolare a rischio di estinzione.

Dietro L’Abruzzese Fuori Sede c’è, appunto, Gino, 30enne di Martinsicuro con la passione per la scrittura – affinata anche dagli studi universitari in Lettere – e per tutto ciò che è abruzzese: «La mia passione era soprattutto mia nonna – ha raccontato dialogando con il giornalista di Chiaro Quotidiano Antonino Dolce dopo l’introduzione dell’assessore Giuliana Chioli che ha curato l’evento – Era la sarta del paese, quindi un concentrato di aneddoti e storie».
L’amore per la propria regione lo ha portato così a viaggiare alla scoperta dell’autenticità tra Comuni e frazioni, soprattutto le più amene e isolate: «Ad esempio, sono stato all’Aquila, ma non in città, bensì nella frazione di “Inciampa la notte”. Quando devo andare in un posto, mi piace cercare quali frazioni ci sono e non potevo non andare in una chiamata così. C’è praticamente un solo casolare, anticamente era una locanda e spesso chi tornava da lì di notte, dopo aver bevuto, inciampava cadendo a terra, da qui questo nome. Di recente, tra le tappe di presentazione del libro, sono stato a Fresagrandinaria, prima di arrivare ho voluto per forza andare in contrada “Pidocchiosa”, scoprendo che è una strada quasi impraticabile».

Dalla pagina Facebook è nato così il volume Rime toscibili con la casa editrice Ricerche e redazioni di Teramo. A differenza di altre pubblicazioni nate a rimorchio di pagine social di successo, non si tratta di una mera riproposizione su carta di contenuti già online, di già visto non c’è nulla. Difficile dare un’esatta collocazione al libro fatto di «cose scritte principalmente di notte, fra la prosa e le rime, fra l’italiano e il dialetto». E il linguaggio usato è un altro merito dell’autore. In un territorio così vasto nel quale la stessa parola ha un suono completamente diverso tra paesi limitrofi, è riuscito a coniare un «dialetto che non esiste» ma che unisce idealmente tutti gli abruzzesi (che, nella prefazione, Remo Rapino definisce una koinè, un super-dialetto, un compromesso fruibile da una larga platea), «Su questo mi hanno aiutato anche i commenti dei follower della pagina con suggerimenti e termini che magari non conoscevo».

Uno degli omaggi a Bucci

Infine, l’aspetto più interessante della pagina virtuale e di quelle cartacee: la promozione dei paesi e dei luoghi. Tra il serio e il faceto, Bucci è diventato, involontariamente, uno dei migliori ambasciatori turistici di comuni sconosciuti ai più che non avrebbero da soli la forza e la viralità de L’Abruzzese fuori sede. Bucci anche in questo caso mostra tutta la sua modestia: «Non è un ruolo a cui ambivo, insomma non l’ho cercato, ho solo scritto e continuo a scrivere ciò che per me è interessante. In questi anni però è stato sicuramente bello ricevere i ringraziamenti dai residenti di alcuni paesi che mi hanno scritto di aver ricevuto visite dopo che avevo citato quelle località nei miei post».

Il tour di Gino Bucci proseguirà ancora (il 13 settembre a Vasto, il 1° ottobre a San Salvo), i progetti futuri non mancano così come i sogni che racconta sempre con la consueta ironia e disillusione: «Un giorno ho disturbato Francesco Sabatini, tra i più grandi linguisti italiani e presidente onorario dell’Accademia della Crusca, cha passeggiava con la moglie nella sua Pescocostanzo per chiedergli se fosse possibile riconoscere come italiana la parola da me inventata “Intoscibile”, dall’espressione dialettale ’nzi tosce (non si discute). Mi ha fatto capire di non avere speranze, ma mi ha esortato a proseguire nella mia opera».

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