“Detto Caino”: storia e romanzo nel libro di Litterio. Presentazione tra spettacolo e cultura

Detto Caino. Un titolo che colpisce l’immaginario del lettore per un libro che è, al tempo stesso, ricerca storica e romanzo. Lo ha scritto il professor Domenicangelo Litterio. Ieri pomeriggio la presentazione a Vasto, nel cortile di Palazzo d’Avalos.

Il libro, ambientato a Castiglione Messer Marino, nasce dall’esigenza «di far diventare persone i dati. Non puoi far diventare persone tutti questi numeri e, allora, racconti», spiega l’autore. «È una ricerca? Lo è. È un romanzo? Lo è. Sono uno che fa ricerca non fine a se stessa, ma finalizzata all’uomo».

Domenicangelo Litterio e Sara Vinciguerra

C’è un messaggio latente nel volume di Litterio: Caino racconta la sua vita ed è come se volesse dire ai lettori “ho sbagliato, non fate come me”. L’autore rovescia così quella logica secondo cui «è fittizio distinguere tra un uomo buono e uno un po’ più cattivo o meno buono, perché ognuno di noi è entrambi».

L’appuntamento culturale, presentato da Sara Vinciguerra, vive di vari momenti, con la partecipazione di Gianni Orecchioni, presidente della storica casa editrice Carabba, che edita il libro di Litterio, Nicola Ranieri, professore e scrittore, e il regista Walter Nanni. Interventi musicali affidati al cantautore vastese Giancarlo Spadaccini, che torna a cantare su un palco dopo una decina d’anni.

“Il Paese di Caino: il giusto, il detto, il bello” è il titolo del dibattito tra l’ex pm di Mani pulite Piercamillo Davigo, il docente universitario Michele Mezza e la dottoressa Elena Vescovi, specialista in medicina estetica.

I tre temi. Il giusto. Per Davigo, che parla si aspetti giuridici, storici e filosofici, «non esiste il libero arbitrio», altrimenti «se uno fa una cosa, non dipende da lui, ma dalla natura, dalla biologia. Certo – aggiunge – dipende non solo da ognuno, ma anche da altre cose, dall’educazione ricevuta».

Il detto. Nel dibattito pubblico «i media mainstream sono sempre più marginali», fa notare Mezza, che è anche giornalista. «I giornali in Italia attualmente vendono le stesse copie del 1919» e oggi «il tema della credibilità, del prestigio della testata o del giornalista è affidato esclusivamente all’ascoltatore. Siamo passati dal prestigio dell’autore alla tolleranza dell’utente».

Il bello. Secondo la dottoressa Vescovi, ciò che anima un bravo medico estetico «a proposito di perfezione e imperfezione è la voglia di fare, insieme ai pazienti, un percorso non con la pretesa della perfezione, ma col proposito di mantenere quella imperfezione che li rende unici. La cosa più bella che ci dicono è che erano entrati per curare le cicatrici del corpo ed escono dopo aver curato le cicatrici dell’anima».

Il pubblico nel cortile di Palazzo d'Avalos

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