«Abbiamo mostrato il cuore pulsante di Guilmi, rendendo visibile l’invisibile»

Dieci giorni a Guilmi immersi nell’arte nella residenza messa a disposizione dal Gap (Guilmi Art Project) nel centro del piccolo borgo abruzzese. Con le “Interazioni Cromoempatiche” del duo artistico ME(A)LS, si è conclusa l’edizione 2022 degli eventi organizzati all’interno della residenza artistica di Guilmi. Progetto, quello andato in scena sabato 27 e domenica 28 agosto, che ha visto come protagonisti Elena Manfrè e Lorenzo Sbroiavacca, in arte ME(A)LS, in un lavoro la cui curatela è stata affidata alla vastese Martina Pappalardo.

«Ho portato con me due artisti con cui ho studiato a Urbino – racconta Martina – e li ho catapultati in questo paesino dove, dopo Ferragosto a parte noi, non era rimasto quasi più nessuno. Avevamo già parlato del progetto senza definire con esattezza cosa dovessimo fare, ma avevamo già le linee guida. Dopo esserci stabiliti abbiamo fatto un sopralluogo della zona e Lorenzo e Elena hanno deciso di raccogliere tutte quelle piante che solitamente sono definite erbacce, quelle che spuntano dalla pavimentazione, dai gradini o escono dai muri all’interno del centro storico. Il nostro scopo, quello che ci interessava, era dare valore a qualcosa che solitamente viene scartato. In tutto abbiamo trovato ventidue piante che sono state catalogate – spiega Martina -. Durante questo processo, le piante raccolte sono state suddivise per tipologia, tagliuzzate e inserite dentro dei barattoli pieni di alcol etilico allo scopo di estrarne la clorofilla. Dalle ventidue piante sono state realizzate clorofille di colori diversi, sfumature di verde che variano in base al tipo di pianta. La clorofilla derivata dal macero dell’acetosella, ad esempio, tende al marrone, mentre quella delle foglie di fico è verde acceso; è stato bello vedere anche queste differenze cromatiche».

I ME(A)LS hanno poi “scoperto” che la clorofilla reagisce a contatto con la luce UV, la luce di Wood, che la rende completamente rossa. Nasce da qui l’idea di “Invisibili come grilli di notte”, installazione principale della due giorni, che occupava le tre stanze del primo piano della residenza in cui gli artisti sono stati ospiti a Guilmi. La stanza centrale, il “cuore” dell’esposizione è stata lasciata completamente al buio, con in sottofondo solo il canto dei grilli registrati proprio a Guilmi. «Abbiamo svuotato le stanze – racconta Martina – e inserito un tubo di gomma che correva lungo tutta la struttura, per poi tornare all’ingresso dove si trovava “lu tragne” (secchio in metallo, ndr) che conteneva la clorofilla raccolta. All’interno del tubo, un motorino per l’acqua faceva scorrere la linfa, come succede con il sistema circolatorio che fa scorrere il sangue. Un’installazione esposta proprio all’interno del cuore del borgo, come un cuore pulsante di linfa».

Ad ospitare la seconda installazione degli artisti dal titolo “Archivio spontaneo”, un altro dei locali del gap, la ex bottega La Pitech, dove, racconta Martina, «sono state installate le ventidue clorofille sotto forma di cromatografia. Si tratta – spiega – di un piccolo pezzo di carta assorbente su cui viene messa la clorofilla con il contagocce e che successivamente viene immerso all’interno di un eluente che, tramite una reazione chimica, porta alla scomposizione in clorofilla e carotene. Ogni pianta ha quindi generato una sorta di acquerello diverso, come se fosse un disegno realizzato da un pittore, e li abbiamo confrontati installandoli a parete ed è stato bellissimo vedere quanto erano differenti».

«Quello realizzato a Guilmi – afferma Martina – è un progetto che si ricollega alla tesi che avevo scritto sull’Abruzzo e sul suo territorio, argomento di cui si parla tantissimo. Anche se gli artisti coinvolti non erano abruzzesi, anche loro sono portati a lavorare sul territorio lasciando da parte delle loro ricerche. Elena e Lorenzo, nel caso specifico, lavorano moltissimo sul binomio tra natura e scienza o natura e tecnologia». Positivo il bilancio degli artisti e della curatrice della mostra. «Ci siamo sentiti accolti, i primi giorni ovviamente gli abitanti erano un pochino più diffidenti, poi hanno iniziato ad interessarsi a quello che stavamo facendo e alle esigenze che avevamo. Ci hanno dato anche la disponibilità per utilizzare dei macchinari aprendoci le porte del piccolo museo della tecnica, anche al Comune sono stati molto disponibili. Le installazioni sono state accolte positivamente anche se quella della residenza ha fatto un po’ paura ad alcuni proprio per l’atmosfera che si respirava, mentre altri l’hanno definita molto immersiva e interessante».

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