“Dissidenti”, Emanuele Felice dialoga con Gianni Vernetti: «I regimi si combattono dall’interno»

«La guerra può finire lavorando al cambiamento di quei regimi dall’interno. Non si può certo fare la guerra mondiale, perché non ne uscirebbe vivo nessuno». È la posizione che l’economista vastese Emanuele Felice, ordinario di politica economica all’Università Iulm di Milano, esprime intervenendo alla presentazione di Dissidenti, il libro scritto da Gianni Vernetti e edito da Rizzoli. Il dialogo tra Vernetti e Felice dà vita al penultimo appuntamento con la ventinovesima edizione di Scrittori in piazza, la rassegna culturale organizzata da associazione Liber e Nuova libreria.

Vasto, Scrittori in piazza: da sinistra, Gianni Vernetti, Emanuele Felice e Manuela Petroro (Liber)

«Difficilmente quei regimi potranno essere rovesciati dall’esterno, ma potranno essere rovesciati dall’interno», dice Felice. Quelle popolazioni «hanno bisogno come il pane dell’appoggio dell’Occidente, delle comunità occidentali. La storia secondo cui i diritti umani siano relativizzabili è falsa. Contro le autocrazia bisogna sostenere la stampa indipendente, la società civile, i sindacati liberi e l’utilizzo di strumenti informatici per accedere liberamente al web, che nei regimi viene oscurato. La Cina sta attuando un sistema spaventoso di controllo del dissenso».

Quindi «uscire da questa crisi, da questa nuova guerra fredda e calda» si può «favorendo il cambiamento di quei regimi dall’interno, non si può certo fare la guerra mondiale, perché non ne uscirebbe vivo nessuno».

«Dopo 15 anni dalla caduta del Muro di Berlino ci fu un passo indietro. Vent’anni fa al potere andarono Putin e Xi Jinping. La Cina di Xi Jinping rappresenta una minaccia globale», ammonisce Vernetti.

«Abbiamo pensato di globalizzare solo lo scambio delle merci. Attraverso la globalizzazione, oggi tentano di esportare quei modelli autoritari. Molti di quei dissidenti sono dissidenti per caso. Le guerre servono ai regimi a rigenerare se stessi. Il vero motivo per cui Putin ha invaso l’Ucraina è il contagio democratico, perché l’Ucraina voleva entrare nell’Unione europea. L’Occidente, con tutti i suoi difetti e i suoi limiti, è un luogo in cui tanti cittadini possono ambire a vivere. Non penso che l’Occidente possa arrogarsi una superiorità morale, anche perché ci sono molti Occidenti». Fa l’esempio della sanità statunitense, cui «il 25 per cento della popolazione non riesce ad accedere: è una disuguaglianza mostruosa. C’è, però, un mondo libero in cui si confrontano le democrazie, che sono anche deboli. Abbiamo dei limiti e dei difetti, ma le democrazie sono riformabili».

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