A marzo avevano già lasciato ancorati nel porto di Vasto i loro pescherecci e restituito simbolicamente le licenze all’Ufficio circondariale marittimo. Sono trascorsi più di due mesi dalla prima protesta contro i rincari del gasolio. I pescatori oggi tornano a manifestare. I sostegni che chiedevano al governo non sono arrivati. Il danno economico è talmente pesante che rischia di tenere i pescherecci fermi per sempre. «Il costo del gasolio ci ha affondato», hanno scritto in uno degli striscioni legati oggi alla recinzione della banchina. Su un altro lenzuolo si definiscono «pescatori senza futuro». Gli slogan: «Diritto al lavoro», «Mangiate sano: comprate italiano», «Governo, se il pesce fresco vuoi mangiare il gasolio devi abbassare».
Un grido d’allarme e anche di rabbia, quello che si leva dal molo pescherecci di Punta Penna. Armatori e marinai continuano a chiedere al Governo un provvedimento che permetta di calmierare il costo del gasolio, oggi abbondantemente superiore a 1 euro al litro. Un prezzo che rende difficile, se non impossibile, andare in mare, perchè le spese superano le entrate. E così, ancora una volta, la marineria è tornata a far sentire la sua voce, che abbiamo raccolto nel corso della diretta su Chiaro Quotidiano.
Nel corso della mattinata, dalla banchina, gli uomini della marineria vastese si sono spostati all’ingresso del bacino portuale, bloccando i mezzi in entrata e uscita. Su viale Marinai d’Italia si è creata una fila con una decina di tir che trasportavano i furgoni – provenienti dalla Val di Sangro – che si sono fermati di fronte alla barriera umana. Da parte degli autotrasportatori c’è stata grande comprensione, viste le difficoltà che il loro settore si trova a vivere con l’impennata dei prezzi del carburante. Una manifestazione pacifica che si è svolta sotto la vigilanza di carabinieri e polizia, con il coordinamento del vice questore aggiunto Fabio Capaldo. Nel corso della mattinata, con spirito di condivisione con gli altri lavoratori, il blocco è stato poi allentato, permettendo la ripresa delle attività lavorative a Punta Penna. Ma, come già annunciato questa mattina, non mancheranno altre iniziative per continuare a chiedere «il diritto a svolgere il nostro lavoro».