Non hanno ripreso la via del mare questa settimana i motopescherecci della flotta vastese, unendosi a tante marinerie italiane che tornano a protestare per il caro gasolio. Si è tornati allo stato di agitazione di marzo, quando gli armatori riconsegnarono i documenti di navigazione in guardia costiera, stremati dall’insostenibilità dei costi di gestione. Dopo quell’azione di protesta, comune a tutte le località marittime italiane, si pensava potessero esserci spiragli per dare sostegno al settore pesca. Le attività sono ripartite, gli operatori della marineria hanno stretto i denti e sono andati avanti, nonostante un costo del gasolio sempre molto alto con i prezzi calmierati che sono stati solo un palliativo.
E ora un nuovo blocco, a cui gli armatori abruzzesi hanno aderito compatti, consapevoli che la strada dell’unione è l’unica per cercare di ottenere quei provvedimenti che, fino ad oggi, sono stati solo promessi dalle istituzioni. La scorsa settimana, come testimonia un armatore, il gasolio aveva un prezzo superiore a 1,1 euro al litro. Andare per mare diventa controproducente per chi deve sostenere poi gli stipendi dei marinai e dare sostentamento alla propria famiglia. E così, anche a Punta Penna i motopescherecci sono rimasti attraccati alla banchina senza una data di possibile ritorno in mare. Come già accaduto due mesi fa, a risentirne è anche la filiera della pesca, con diverse pescherie rimaste chiuse.
Oggi, ad Ancona, ci sarà una manifestazione con la partecipazione delle marinerie di Abruzzo e Molise. «Dal governo stiamo ancora attendendo i 20milioni promessi per il caro gasolio – spiega su CentroPagina Apollinare Lazzari presidente dell’Associazione produttori pesca di Ancona – così come gli sgravi fiscali. Siamo ancora in attesa di avere ristoro per il fermo biologico del 2021 e abbiamo avanzato richiesta di estendere il fermo bellico a tutto il Mediterraneo. Ora attendiamo risposte».