«Smettiamo di aver paura della diversità per creare la cultura dell’accoglienza»

Inclusione, accoglienza e conoscenza. Sono questi i tre grandi temi al centro del convegno “Due famiglie per crescere” tenutosi ieri, lunedì 23 maggio, nell’aula magna del Polo Liceale Mattioli di Vasto. Al centro del tavolo tematico, l’affido familiare di minori stranieri non accompagnati, tema di cui spesso si parla poco o in maniera impropria. Tanti gli ospiti intervenuti alla conferenza, che hanno portato all’attenzione della platea esperienze di affido, normative e un appello all’accoglienza. Presenti in sala come oratori il giudice Italo Radoccia, il presidente del consorzio Matrix, Simone Caner, la dottoressa Eveliana Bolognese e la dirigente scolastica Concetta Delle Donne. Intervenute da remoto Giulia Mariani, dell’ufficio centrale Sai, e Sara Del Sole, psicologa e giudice onorario del Tribunale per i Minori dell’Aquila. Nel corso del dibattito, anche il contributo delle istituzioni, con i sindaci Francesco Menna, Catia Di Fabio, Gianfranco D’Isabella, Antonio Colonna e Lino Giangiacomo, e l’assessore Nicola Della Gatta, a rappresentare Vasto, Monteodorisio, Carunchio, Carpineto Sinello e Fresagrandinaria,. A moderare l’incontro, il giornalista Pino Cavuoti.

Nel suo intervento, il giudice del Tribunale dei minori dell’Aquila, Italo Radoccia, ha parlato dei compiti del Palazzo di Giustizia che si occupa dei più giovani e illustrato alcuni dei meccanismi dell’affido familiare. «È importante per i ragazzi conoscere queste tematiche – ha affermato il giudice -. Eventi come quello oggi servono a trasmettere conoscenze di una società in continua evoluzione. Il livello di cultura di una civiltà si misura sull’attenzione e la tutela che viene garantita alle fasce deboli, compresa quella dei minori. Il Tribunale dei Minori è stato istituto in Italia meno di 90 anni fa. Negli ultimi anni c’è stata un’evoluzione in termini di emancipazione dei minori, che ora sono portatori di diritti autonomi, il cui interesse deve essere valutato con preminenza rispetto ad altri interessi. Quindi il Tribunale tutela ragazzi e bambini con valutazione di priorità rispetto ad altri interessi, anche quelli dei genitori». Introducendo il discorso su affido e adozione, spiega: «Oggi assistiamo ad un ripensamento dei legami sociali a partire dalla famiglia, che è anch’essa in continua evoluzione. La famiglia resta un punto fisso per tutti, soprattutto per i minori, sebbene alcune culture la considerino in maniera diversa da altre. Quando accogliamo minori stranieri la priorità dell’accoglienza è l’integrazione che deve partire dai minori stranieri non accompagnati, affinché crescendo possano dare un contributo alla nostra società e ai nostri valori. Serve un’accoglienza matura e consapevole che punti non a lasciare abbandonati a sé stessi, soprattutto i minori, ma che sia effettivamente diretta a impartire un’istruzione e un’educazione e a prendersi cura di loro. Nel suo ruolo civile, il Tribunale dei minori si prende cura di bambini e adolescenti la cui situazione viene segnalata come disfunzionale all’interno di una famiglia. Il Tribunale interviene per tutelare il minore e metterlo in sicurezza. In questi casi può agire d’ufficio adottando dei provvedimenti valutati dal giudice fino ad arrivare, in alcuni casi, alla sospensione o decadenza della responsabilità genitoriale. Provvedimenti sono decreti adottati in una determinata situazione che possono essere modificati nel tempo, poiché la situazione del minore è in divenire; quindi, anche i provvedimenti del tribunale sono soggetti a revisione. Per i minori stranieri la legge prevede come obiettivo il ricongiungimento familiare o, nei casi in cui questo non sia possibile, affidi extra familiari fino all’adozione come estrema ratio. I minori stranieri sono equiparati in tutto e per tutto a minori italiani o comunitari, non ci deve essere nessuna distinzione. Il Tribunale dei minori ha la funzione di nominare il tutore e di ratificare eventuali provvedimenti di immediata tutela».

A condividere un’emozionante esperienza su accoglienza e tutoraggio è stata Giuseppina Addeo, professoressa e tutor volontaria. «Davanti ai migranti mi sono chiesta: “Ma io, che posso fare?”. Per questo ho deciso di seguire un corso per tutori volontari per dare la possibilità ai ragazzi di avere un riferimento sul territorio. Il problema è che a Vasto ci sono pochi tutori, siamo solo in tre, bisognerebbe rafforzare questa rete affinché Vasto possa diventare veramente accogliente». Tre le storie presentate da altrettanti ragazzi di cui la Addeo è stata tutor, e che sono stati protagonisti di esperienze di accoglienza e integrazione, dalle case-famiglia, ai tutori, fino alle esperienze lavorative e all’inserimento nella comunità in cui alcuni di loro sono diventati attori dell’accoglienza di minori non accompagnati. Tutti e tre, da Mohammed, arrivato dal Ghana 10 anni fa, fino a Silla, arrivato qui da poco dalla Guinea, passando per Sajar, proveniente dal Gambia, il commento dei ragazzi è stato unanime: riconoscenza per l’accoglienza e per le possibilità di integrazione offerte loro dal percorso intrapreso.

Di accoglienza e integrazione hanno parlato anche il sindaco di Vasto, Francesco Menna e l’assessore all’Inclusione, Nicola Della Gatta. «L’accoglienza è un valore, un dono – ha affermato il primo cittadino -. Vasto è tra i comuni capofila nel sistema d’accoglienza in Abruzzo. Oggi più che mai si è scoperto che l’accoglienza permette di costruire un mondo migliore, dove c’è spazio per tutti, ed è un meccanismo che spesso parte proprio dalle scuole e dai ragazzi che saranno il futuro anche di questo sistema». I Comuni, ha aggiunto l’assessore Della Gatta, «devono presidiare i processi di accoglienza dei rifugiati. Nostro dovere è far sì che le persone non vengano solo accolte ma anche incluse, integrate. Chiamiamolo così: orizzonte inclusione, l’unico che può fondare una società di diritto».

Il sindaco di Carunchio, Gianfranco D’Isabella, titolare del progetto Sai, ha sottolineato l’importanza della rete creata con il Consorzio e con gli altri Comuni. «Il nostro lavoro con il Consorzio è iniziato nel 2017. Sono stato tutore di un ragazzo del Ghana, un’esperienza che mi ha fatto sentire un po’ genitore. È importante arrivare a trovare soluzioni perché questi ragazzi hanno bisogno di persone vicine, che sappiano dargli amore». Per il primo cittadino di Monteodorisio, Catia Di Fabio, «è fondamentale creare reti e azioni concrete di aiuto». In qualità di presidente Ecad dell’Alto Vastese (ente che comprende 21 Comuni), la Di Fabio aggiunge: «siamo riusciti a raggiungere importanti obiettivi: a Carunchio e Guilmi sono stati aperti 2 centri di accoglienza, mentre a Monteodorisio abbiamo da poco inaugurato lo sportello “Il bambino che ci aspetta”. È importante sensibilizzare su un percorso così difficile e delicato, dobbiamo essere le braccia che accolgono questi minori per permettergli di crescere, esplorare, imparare tutto ciò che succede in questa società. Dobbiamo essere la casa di cui hanno bisogno».

«Il servizio di accoglienza ci vede coinvolti tutti quanti – ha affermato Simone Caner, presidente del Consorzio Matrix -. Il Consorzio è nato perché dopo il matrimonio decisi, insieme a mia moglie, di fondare una casa-famiglia, in grado di accogliere bambini e adolescenti allontanati dalle famiglie. L’esclusione crea odio, rancore, diversità. L’affido familiare è un gesto nobile, perché riesce a rendere il minore parte di te, della tua famiglia e a donargli la possibilità di una vita diversa. Nell’affido sono i nuclei familiari ad accogliere il minore, e ciò rende l’integrazione molto più veloce». Giulia Mariani, dell’ufficio centrale Sai e Sara Del Sole, giudice onorario del tribunale per i Minori dell’Aquila, hanno posto l’attenzione sui numeri dei minori stranieri non accompagnati e sulle “debolezze” di un sistema che spesso è carente di volontari. «Ci sono molte strutture e pochi tutori – afferma la Del Sole -. L’Abruzzo è al 15° posto per numero di minori non accompagnati, ma il sistema è in sofferenza».

A sottolineare l’importanza della sensibilizzazione e promozione della cultura dell’accoglienza, anche Eveliana Bolognese. «C’è molta paura nell’approcciarsi all’affido, i minori hanno molti disagi, e spesso arrivano da famiglie multiproblematiche, con storie di tossicodipendenza o malattie mentali. È necessario creare la cultura dell’accoglienza partendo anche dalla scuola. Accogliere significa non avere paura della diversità, dell’altro da sé, ma soprattutto dare una possibilità a noi stessi e all’altro di migliorarci». Anche per la dirigente scolastica Concetta Delle Donne, la scuola «è il punto di partenza per l’integrazione dei minori stranieri non accompagnati. Accoglienza e ascolto sono modalità che favoriscono l’autostima: è importante promuovere la coscienza di sé e la conoscenza di sé, facendo in modo che il loro percorso scolastico sia un percorso di qualità. Il viaggio che un ragazzo intraprende a scuola deve essere un percorso di vita».

Convegno - Due famiglie per crescere

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