Operazione Histonium, la sentenza d’appello: prosciolti gli ultimi cinque imputati

Tutti prosciolti gli ultimi cinque imputati. Finisce così il processo di secondo grado sull’operazione Histonium, l’inchiesta su una presunta associazione a delinquere che portò magistratura e carabinieri ad arrestare nove persone nel 2007 e 17 nel 2008 nel Vastese e in Molise.

L’Aquila, palazzo di giustizia

Oggi la Corte d’appello dell’Aquila ha assolto, perché il fatto non sussiste, Donatella D’Ascenzo e Massimiliano Sparvieri. Prosciolti per sopravvenuta prescrizione Michele Fiore e Claudio Zinni e accertata l’estinzione, per morte dell’imputato, del reato contestato all’imprenditore Michele Pasqualone che, secondo l’accusa, sarebbe stato il capo della presunta organizzazione.

L’INCHIESTA – L’operazione Histonium era suddivisa in due filoni: il primo nel 2007, quando furono arrestate 9 persone, il secondo blitz invece scattò il 6 giugno 2008 quando, su ordine di custodia cautelare emesso dalla Procura di Vasto, i carabinieri della locale Compagnia e i loro colleghi del Comando provinciale di Chieti eseguirono 17 ordinanze di custodia cautelare. Gli indagati erano accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata a commettere gravi reati, tra cui estorsioni, incendi, attentati dinamitardi, rapine, ricettazioni, usura e riciclaggio.

I PROCESSI – L’iter giudiziario era iniziato a Lecco, dove sarebbe stato commesso l’episodio più grave, ma il gup del Tribunale lombardo aveva sollevato dinanzi alla Cassazione la questione della competenza territoriale. I giudici della Suprema corte avevano stabilito lo spostamento del processo a Vasto.

La sentenza di primo grado era arrivata il 7 dicembre 2017 nei confronti di 20 imputati, quattro dei quali erano stati assolti con formula piena, mentre per altri 11 le accuse erano ormai prescritte. Per i restanti cinque, il collegio giudicante aveva emesso condanne che andavano da un anno e otto mesi a sette anni e due mesi in relazione a un episodio estorsivo ai danni di un imprenditore vastese.

Oggi, a distanza di 14 anni dai provvedimenti restrittivi, la discussione in aula e la sentenza della Corte d’appello dell’Aquila, composta dal presidente, Aldo Manfredi, e dai consiglieri Alfonso Grimaldi e Raffaella Gammarota. La pubblica accusa, rappresentata dal procuratore generale, Alberto Sgambati, ha chiesto, al termine della requisitoria, la conferma delle condanne di primo grado. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Marisa Berarducci, Fiorenzo Cieri e Alessandro Orlando.

IL VERDETTO – I giudici del capoluogo hanno assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, Sparvieri e D’Ascenzo e dichiarato di non doversi procedere nei confronti di Pasqualone, deceduto nel 2020, ma anche di Fiore e Zinni per intervenuta prescrizione.

I COMMENTI – L’avvocata Marisa Berarducci, legale di Sparvieri e D’Ascenzo, esprime soddisfazione: «Dopo 14 anni, per i miei clienti è finalmente finito un incubo perché, a mano a mano che questa vicenda è andata avanti, l’accusa ha perso elementi nei loro confronti, tant’è che entrambi sono stati assolti perché il fatto non sussiste».

«Per il mio assistito, l’ex poliziotto Claudio Zinni, il reato è stato dichiarato prescritto, ma – preannuncia l’avvocato Fiorenzo Cieri – valutiamo anche di presentare un ricorso per Cassazione perché siamo convinti della sua totale estraneità ai fatti». «Per Michele Fiore – spiega l’avvocato Alessandro Orlando – stata esclusa l’aggravante e il reato è stato dichiarato prescritto».

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