Dopo due anni di silenzio torna la processione del Venerdì Santo anche a Vasto. Questa sera i simboli della Passione e le statue del Cristo morto e della Madonna addolorata hanno percorso le vie del centro storico, riannodando i fili con l’appuntamento che unisce fede e tradizione popolare. Il lungo corteo si è snodato partendo dalla parrocchia di San Pietro in Sant’Antonio, accompagnato dalle confraternite, dalle associazioni combattentistiche e d’arma e da tanti fedeli. Lungo il cammino le struggenti note dei canti della Passione intonati dalla Schola Cantorum Zaccardi, diretta dal maestro Luigi Di Tullio.
Dopo aver percorso il centro cittadino, la statua del Cristo Morto si è fermata davanti alla concattedrale di San Giuseppe dove Don Gianni Sciorra, vicario episcopale zonale, ha guidato il momento di riflessione e preghiera. «La Passione di Gesù è la più bella storia d’amore mai raccontata ma è anche una storia carica di violenza, sofferenza, morte. Mi colpisce, nel racconto della passione, la violenza delle intenzioni, dei pensieri, delle parole, delle azioni, che viene espressa da molti nel corso della narrazione. Sono molti i violenti di cui si parla nella Passione. Tutti si scagliano contro Gesù, che è solo, debole, innocente, indifeso. Non ha alcuna colpa, non ha alcuna protezione, ma diventa destinatario della violenza di tutti. E anche chi dovrebbe stare dalla sua parte lo lascia solo. I discepoli si lasciano vincere dal male, Giuda tradisce, Pietro rinnega, nessuno rimane nell’amore. La violenza contro Gesù è integrale e completa. Una violenza fisica, morale, psicologica. Ma non ha alcun senso, non ha alcuna giustificazione. Perché la violenza non ha mai alcun senso, nessuna giustificazione».
Nella follia delle guerre si continua a crocifiggere Cristo
Don Sciorra ricorda che «il tema della violenza è purtroppo attuale ancora oggi. Quando si usa violenza non si sa più nulla su Dio, che è padre, e nemmeno sugli altri, che sono fratelli. Si dimentica perché si sta al mondo e si arriva a compiere crudeltà assurde. Lo vediamo nella follia delle guerre, dove si torna a crocifiggere Cristo. Sì, Cristo è ancora una volta inchiodato alla croce delle madri che piangono la morte ingiusta di mariti e figli, crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire, nei giovani privati di futuro, nei soldati, alcuni giovanissimi, mandati a uccidere loro coetanei. Cristo è crocifisso lì, oggi. Possiamo chiederci: cosa fa Gesù di fronte a tanta violenza? Gesù non reagisce, non risponde al male con il male, ma rimane in silenzio, rimane sottomesso all’amore, rende vere le parole del profeta Isaia, maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca. Chi esprime violenza verso gli altri pensa di essere padrone della vita degli altri e si regola di conseguenza. Chi esprime violenza nei confronti di Gesù pensa di essere padrone della sua vita, della sua libertà, della sua volontà, del suo destino, del suo futuro»
«Gesù trova la forza di amare sino alla fine»
«Come si comporta Gesù nei confronti della violenza espressa dai discepoli da cui non avrebbe dovuto ricevere alcun male? Gesù sapeva che era giunta l’ora di passare da questo mondo al Padre, questo sapere di Gesù non è divulgato, è protetto con discrezione nel cuore. E nel cuore lui trova la forza di andare fino in fondo, di amare sino alla fine. Gesù sa che tutto gli è stato affidato da Dio, anche chi lo rifiuta e gli si oppone. Come si comporta con i suoi crocifissori, i più volenti di tutti? Le sue parole le conosciamo: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Il Signore lo dice durante la crocifissione, proviamo ad immaginare il dolore lancinante. Lì, nel dolore fisico più acuto della Passione, Cristo chiede perdono per chi lo sta trapassando. In quei momenti verrebbe solo da gridare tutta la propria rabbia e sofferenza. Invece Gesù dice: Padre, perdona loro. L’amore di Gesù non si ferma di fronte a niente. Dio non fa mancare mai la sua tenerezza, dona la sua misericordia a ciascuno di noi. Forte come la morte è l’amore, dice il Cantico dei Cantici. Ma Gesù va oltre. Tutto ciò che il suo amore avvolge sfugge alla morte. In questo tempo così difficile, in cui la pandemia ci ha veramente provato e in cui la guerra sta riportando nel mondo il dominio della violenza, siamo disorientati. Ma non dobbiamo entrare nel pericolo del male», oggi rappresentato da tante situazioni drammatiche nel mondo.