Dall’unanimità alla lite il passo è breve. Il fronte unitario sulla variante di Vasto alla statale 16 si sgretola appena dalla protesta contro il progetto di piantare i pilastri dei viadotti sul costone panoramico si passa alla scelta dell’alternativa migliore. Come le prime quattro lettere dell’alfabeto: così si chiamano le proposte elaborate dagli ingegneri della società che gestisce le strade di interesse nazionale. A e B già scartate a priori perché deturperebbero il paesaggio e sorgerebbero su zone rosse, ad alto rischio frana. L’alternativa C identifica una lunga galleria che passerebbe nella pancia del costone, dove già si snoda il tunnel ferroviario lungo circa sette chilometri. Sarebbe invisibile all’esterno, ma costa troppo: oltre 160 milioni di euro il prezzo preventivato.
Resta l’ipotesi D, su cui si scatena la polemica. Nella conferenza di servizi preliminare la spaccatura è tra i due Comuni interessati: San Salvo favorevole, per il suo tratto di competenza, all’alternativa D mentre Vasto boccia tutti e quattro i progetti. L’ipotesi D sposta la statale a monte della ferrovia, realizzando i lotti 2, 3 e 4, comuni a tutti e quattro i progetti Anas. Con meno traffico e senza mezzi pesanti, oltre a smog e rumori si abbatterebbe anche il numero di incidenti e di pedoni investiti. Ma resta l’altra metà del problema. E non è secondaria, visto che il tracciato resterebbe tale e quale nel cuore di Vasto Marina, la zona più congestionata dal traffico pesante e da quello estivo. Il centrodestra sposa l’ipotesi D, sostenuta anche dal presidente della Regione, Marco Marsilio [LEGGI] e accusa il sindaco, Francesco Menna, di non fare l’interesse della città [LEGGI]. Il primo cittadino risponde chiedendo ai consiglieri di opposizione «come facevano il 14 febbraio a chiedere e sapere della divisione in lotti? L’Anas ha mandato il progetto al Comune il 3 marzo». Reciproche le accuse tra destra e sinistra di anteporre gli interessi politici all’utilità collettiva.
La sostanza è che più trascorrono i giorni e più la posizione unitaria diventa un miraggio. Col rischio concreto che, alla fine della lite, la variante non si faccia.