Da tre giorni è diventato papà per la seconda volta. Al decimo anno di matrimonio con Valentina («ci siamo sposati il giorno di San Michele, il 29 settembre 2021»), è arrivato Arcangelo, fratellino di Roberto. Dopo la politica e l’insegnamento per cui è già conosciuto, scopriamo un lato diverso di Vincenzo Suriani. Quello di padre.
Come si prende la decisione di mettere al mondo un figlio?
«Non lo so come si prende. Se una coppia riflette razionalmente, nessun momento sembra quello giusto, specie nella società di oggi in cui ci sono sempre tante difficoltà, cominciando da quelle lavorative ed economiche per le giovani coppie. Forse l’unica maniera corretta è decidere senza troppe analisi razionali».
Quale emozione ha provato quando è arrivato Roberto?
«È stato il giorno più bello della mia vita. Il giorno che ha segnato lo spartiacque tra il “prima” e il “dopo”. Ho vissuto tanti giorni belli e memorabili, le lauree, il matrimonio, ma il giorno in cui è nato Roberto è stato in assoluto il giorno più felice della mia vita. Mi ricordo ancora l’esatto istante in cui l’ho visto per la prima volta dopo la nascita, e ho pensato che era il momento che mi avrebbe cambiato la vita. Come poi è stato».
L’emozione per il suo secondo figlio, Arcangelo, è la stessa?
«L’emozione è la stessa. Ancora non ho realizzato perché è nato solo tre giorni fa, ma l’emozione è identica: forse c’è un po’ meno ansia rispetto alla nascita del primo figlio, e quindi si vivono gli ultimi giorni con meno agitazione, ma sempre con la stessa intensa e travolgente emozione».
Essere papà è più una gioia o una responsabilità?
«Sono due cose diverse. Sicuramente è anche una responsabilità notevole, ma la gioia è assolutamente superiore. Quando la sera guardo mio figlio che mi sorride, automaticamente metto da parte tutto il resto, tutte le preoccupazioni, tutte le delusioni. Personalmente penso sia una gioia continua che cresce ogni giorno, osservando i piccoli progressi, le piccole scoperte quotidiane dei bambini».
Come immagina il futuro dei suoi figli?
«Nonostante il periodo brutto che stiamo vivendo, io cerco di essere ottimista. Li immagino felici, capaci di vivere la loro vita seguendo le proprie inclinazioni, di realizzarsi facendo quello per cui sono portati, e non quello che gli altri si aspettano da loro. E spero che sappiano essere felici per le piccole cose, senza dover inseguire l’impossibile, ma godendosi appieno le tante piccole gioie che la vita riserverà loro».