«Non siamo noi adulti ad avere diritto ad un figlio ma sono i bambini che hanno diritto ad una famiglia». È con questa assoluta verità che Antonio Zangolli, 52 anni, assistente amministrativo scolastico e alleducatore, come gli piace definirsi, di bambini nelle scuole calcio, di Fossacesia, ci racconta di come è diventato papà di Maria Youxue, oggi sei anni, adottata quando aveva poco più di un anno, in Cina.
«Io e mia moglie Manuela siamo sposati dal 2003 e dopo qualche anno, quando abbiamo visto che, nonostante non ci fossero problemi, i bambini che tanto volevamo non arrivavano, abbiamo subito pensato di adottarne uno». Così Antonio comincia il suo racconto pieno di gioia e amore, quell’amore puro che solo un vero papà può avere. Lui e Manuela hanno così iniziato il percorso di adozione, non semplice, fatto di tanti incontri, carte e attese con una serie di pratiche burocratiche che però non li ha mai fatti arrendere, anzi. Ed è dopo tre anni di attesa, nel 2017, che è arrivata la chiamata per comunicare loro una possibilità. «Non ce lo siamo fatti ripetere due volte e abbiamo subito detto di sì: era una bambina, di un anno e quattro mesi, la nostra bambina. Da lì ci siamo da subito sentiti genitori – ricorda Antonio – e abbiamo cominciato a comprare tutine, vestitini e cose per la cameretta. Doveva essere tutto pronto al suo arrivo».
Un mese dopo sono partiti ed erano già in Cina, pronti per conoscere la loro bambina. «Il primo approccio non è stato facilissimo, ci siamo studiati, ma già dopo la prima notte si era tranquillizzata insieme e noi eravamo felicissimi. Tra le emozioni più belle? – ricorda ancora – La prima volta che l’abbiamo vista e quando siamo tornati tutti e tre qui ed abbiamo festeggiato insieme a parenti e amici. È stato bellissimo».
Se essere genitore è un mestiere complicato, essere genitore di una bimba che viene dall’altro capo del mondo può esserlo ancora di più. Ma Antonio e Manuela, forti della loro splendida famiglia, si sono creati una fitta rete di famiglie e genitori adottivi con cui scambiarsi consigli e suggerimenti, ma anche semplicemente restare amici negli anni. Sono inoltre parte di un’associazione, CondividiAmo, insieme ad altre trenta famiglie con cui si aiutano e aiutano quanti vogliano intraprendere il percorso dell’adozione a non perdersi nel mare magnum della burocrazia.
«Maria sa di essere stata adottata. – dice Antonio – Abbiamo un album di foto del luogo in cui è nata e vissuta nel suo primo anno di vita e gliel’abbiamo fatto vedere praticamente da subito. Una particolarità? – ci confessa ridendo – Maria mangia pochissimo, ma quando andiamo al cinese impazzisce!». Chiaramente ci sono anche i momenti no o quelli più tristi in cui è la stessa Maria a dire alla mamma che «avrebbe voluto nascere dalla sua pancia», ma basta ricordarle che la mamma e il papà le vogliono bene «più di tutto il mondo» e passano anche questi momenti di malinconia. «Noi, di Fossacesia, con una bimba sorridente e con gli occhi a mandorla, siamo la testimonianza vivente di quanto adottare sia un dono immenso, una rinascita. – ci dice Antonio con la gioia che si percepisce persino dal tono di voce – C’è chi ha paura che adottando si possa essere meno genitori? Non c’è niente di più sbagliato. Quando capiremo che i figli non sono nostri, di proprietà, ma sono essere viventi a se stanti, capiremo che l’amore e la genitorialità non passano necessariamente per una sala parto».
E oggi Antonio, Manuela e Maria si godono la loro quinta felicissima festa del papà.