«Il mio papà non c’è più da 28 anni, ma vivo portando avanti la sua vita»

«Avevo 12 anni quando il mio papà è venuto a mancare e, devo essere sincera, mi piacerebbe avere molti più ricordi del mio vissuto con lui, ma quello che mi fa andare avanti è l’idea di poter camminare sulle sue orme e tracciarne di nuove partendo proprio dalle sue». Flora De Rosa, oggi 39 anni, mamma di Vittoria ed Enrico, ricorda suo papà Filippo, per tutti Puccetto, scomparso l’11 marzo del 1994 a causa di un incidente stradale avvenuto 5 mesi prima.

Filippo De Rosa

Non è facile parlare della festa del papà per chi, da ormai 28 anni, il papà non può più abbracciarlo, riderci insieme, farlo partecipe delle proprie decisioni, come fanno tutti gli altri normali figli. «Non sono una tipa melodrammatica – ci dice Flora – ma mi manca sempre, ogni minuto, di ogni giorno. Chiunque abbia vissuto quello che ho vissuto io sa di essere stato privato di qualcosa di essenziale nella vita ma, nello stesso tempo, sono fermamente convinta che la vita va avanti ed è bello farlo proprio, metaforicamente, con la sua vita». Puccetto a Lanciano era molto conosciuto, in prima linea in tante realtà associative della città, dagli Amici della Musica, all’Arciconfraternita Morte e Orazione di cui, nel 1994, era priore. «Anche a distanza di così tanti anni, con le persone si riconduce sempre tutto a lui ed a ciò che è stato per questa città. Una presenza ingombrante? – racconta Flora – No, ma non posso negare uno strano e sano fastidio verso chi ha tanti bei ricordi con lui e io invece ben pochi». Ci sono tante belle foto insieme, al mare, ai compleanni, nei tanti viaggi fatti in famiglia, ma «i ricordi vividi sono un’altra cosa». Sono bastati pochi anni però per trasmetterle tutte le sue passioni, quelle stesse passioni che ora Flora porta avanti orgogliosamente e con dedizione. «Per prima cosa c’è la musica, da Quel mazzolin di fiori, all’opera lirica. – dice ancora – Nei viaggi che facevamo, ad esempio a Salisburgo, ogni sera era un concerto diverso. Io chiaramente allora mi addormentavo sempre, ma porto tutto dentro e oggi la musica è la mia vita, tanto che alla fine ho sposato un musicista», dice ridendo, riferendosi a suo marito, il trombettista Adriano Iannucci.

Flora col papà ad un compleanno

«Oltre al fatto che svolgo la sua stessa attività lavorativa da più di dieci anni, con passione e rispetto, mio padre vive in tutte le mie peculiarità, nel mio carattere, nel mio modo di essere e di vivere la vita. – racconta – Io vivo nella casa che lui si stava costruendo e ristrutturarla e renderla un incanto come avrebbe voluto lui, anni fa e di nuovo in questo periodo, è stata ed è una grande emozione». Così come lo sono state la laurea, il matrimonio, la nascita dei figli. Tutti pezzi di un puzzle in cui però sembra mancarne sempre uno. «Il giorno del mio matrimonio, però, era presente, l’ho visto. – ricorda con emozione – Mentre entravo in chiesa, un raggio di sole ha squarciato la navata di Santa Maria Maggiore e ho capito da dove proveniva, esattamente da lui». E se c’è un periodo un po’ triste e malinconico è proprio questo, le settimane che si avvicinano alla Pasqua. «Io sono cresciuta nella chiesa di Santa Chiara, in braccio ai confratelli, tra i quali ci sono i suoi amici più fidati, che mi hanno vista crescere fin da piccolissima – ricorda Flora – e questo periodo per me è sempre difficile. Oggi sono una consorella, ma quando mi chiedono se farò la processione non ho mai una risposta certa e spensierata, perché dipende sempre da come mi sento emotivamente. Il Giovedì Santo cerco ogni anno ancora l’azzurro dei suoi occhi tra i volti nascosti degli Incappucciati».

Sembra banale e scontato dire che anche quando una persona cara viene a mancare resta viva nei ricordi e, altrettanto banalmente, molto spesso non è vero. «Il mio papà per me è ancora vivo per i ricordi miei o dei suoi amici,dei suoi colleghi. – conclude Flora – ma sopratutto per quello che faccio ogni giorno che mi riconduce a lui. Portare avanti i suoi progetti mi rende felice. Papà, grazie per avermi donato la vita e la gioia di apprezzare le vere ricchezze: quelle dell’anima. Le mie dediche più belle sono e saranno sempre per te. È questo per me, oggi, il senso della mia festa del papà».

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