Le due tende sono piene di cibo, abbigliamento e tutti i beni di prima necessità. «La raccolta sta andando benissimo», racconta Eustachio Frangione, responsabile della Protezione civile di Vasto. Nei sotterranei del terminal bus di via Conti Ricci, dove si trova la sede dell’organizzazione, c’è un via vai continuo di volontari e cittadini. Chi lascia pacchi di pasta, chi scatolame, chi giacche e vestiti. «Abbiamo riempito due tende, è arrivata una gran quantità di roba, tant’è che abbiamo dovuto momentaneamente bloccare la raccolta».
«Stiamo inziando la distribuzione alle famiglie che opitano i profughi nelle loro case. I rifugiati sono persone che non hanno nulla, quindi è necessario prendersi cura di tutti i loro bisogni perché arrivano in un Paese che non conoscono e, ad esempio, non sanno neanche dove sono le fermate degli autobus. Vanno guidati, perché devono prima andare in Commissariato a registrarsi e poi passare per il centro vaccinale. E qui la nota dolente: la struttura di Vasto non è stata abilitata per questo servizio, quindi è vergognoso che dobbiamo accompagnare all’hub vaccinale di Chieti tutti coloro che arrivano, cosa che va fatta entro 48 dalla registrazione in Commissariato. In base alle norme emanate dal governo, la nostra è una raccolta di aiuti di secondo livello, quindi serve ad assistere le persone che arrivano qui. Però ci sono dei prodotti che mandiamo in Ucraina perché ce n’è un forte bisogno, come i medicinali e i giubbotti antiproiettile, che stiamo cercando di reperire».
Tutto il personale è all’opera, suddiviso in tre servizi: «Oltre alla consueta ed infinita gestione del Centro vaccinale di Vasto, un’altra squadra è impegnata nella gestione e nel controllo Green pass presso il Centro servizi sociali in via Nicola Bosco per la consegna dei buoni alimentari. Una terza è impegnata nel trasferimento dei cittadini ucraini presso il centro vaccinale di Chieti ed altri volontari sono presso la nostra centrale operativa per organizzare il centro raccolta beni e pronto intervento. Una macchina da guerra pacifica (meglio precisarlo, visti i tempi che corrono) al servizio della collettività che dà il meglio di sé specialmente quando è messa sotto torchio come in questo momento».