Solo otto abitanti in più in cinque anni, sufficienti però a escludere il Comune dalle misure a sostegno della natalità. Succede a Carunchio, dove la popolazione residente, dati Istat, è passata dai 602 abitanti del primo gennaio 2016 ai 610 del primo gennaio 2021. 1,6 abitanti in più all’anno pari a un incremento quinquennale dell’1,3%: numeri esigui, ma non troppo o, perlomeno, non sufficienti ad accedere ai fondi contro lo spopolamento messi a disposizione dalla Regione.
I freddi numeri insomma escludono il centro dell’Alto Vastese da quegli aiuti pensati proprio per i Comuni che a causa delle stesse risicate cifre non possono contare sugli stessi servizi e vantaggi di città e località più grandi e per chi vi rimane tra mille difficoltà.
Il sindaco Gianfranco D’Isabella inizialmente ha pensato a un errore, ma gli uffici regionali hanno confermato l’esclusione dai fondi previsti dalla “Legge contro lo spopolamento dei comuni montani”, tra questi l’assegno di natalità fino a 2500 euro annui per bambino.
Un paradosso che lascia l’amaro in bocca al primo cittadino D’Isabella: «Con grande stupore e incredulità, sono venuto a conoscenza che Carunchio non è compreso nell’elenco dei Comuni beneficiari dell’assegno di natalità della Legge Regionale n.32 del 21 dicembre 2021. La segnalazione mi è arrivata dalle tre famiglie che avrebbero beneficiato di questa misura. Subito mi sono attivato con gli uffici competenti, imputando la mancanza del mio Comune dall’elenco per un sicuro errore materiale.
Ma così non è, la motivazione dell’esclusione del mio Comune è semplicemente legata al fatto che Carunchio non rispetta il criterio del calo demografico superiore alla media regionale e che, negli ultimi cinque anni, la popolazione è aumentata dell’1,3% passando da 602 abitanti del 1.1.2016 a 610 abitanti del 1.1.2021.
Oggi, quei nuclei famigliari che con grande coraggio hanno deciso di rimanere nel proprio paese non solo non beneficeranno del contributo previsto, ma paradossalmente sono anche causa del loro problema, perché rimanendo, hanno contribuito proprio all’innalzamento di quell’indice.
Non sono i 2500 euro annuali per ogni nascita che potranno rivitalizzare il tessuto sociale ed economico dei piccoli Comuni di Montagna o che favoriranno le nascite e incentiveranno l’insediamento di nuovi residenti o attività.
I sindaci e gli abitanti di queste zone chiedono da tempo quel minimo di servizi per la propria sopravvivenza, cominciando a premiare chi già vive in questi luoghi. Come ad esempio sostenere le attività già presenti nei nostri Comuni, bisogna preoccuparsi del tessuto economico già esistente che con grande fatica riesce a rimanere in vita, con costi di gestioni superiori a quelli della costa, o i costi di viaggio che un operaio comune affronta per recarsi sul posto di lavoro, o il costo degli abbonamenti che ogni famiglia devo sborsare per far studiare un proprio figlio alle scuole superiori che si aggira oltre le 600 euro per anno.
Non bisogna poi dimenticare le problematiche del servizio sanitario o le condizione penose delle nostre strade o il sistema scolastico che dimensiona le classi in base agli stessi numeri dei Comuni della costa.
Questi sono piccoli esempi di come si potrebbe contribuire non ad aumentare l’indice demografico, ma a rallentare la corsa dell’indice di spopolamento.
Spero vivamente che si possano rivedere i criteri di assegnazione di questa legge, augurandomi che un nuovo nato a Carunchio sia messo anche nelle giuste condizioni di poter continuare a viverci».